Shark Whisperer: nuotando con gli squali - Netflix
Shark Whisperer: nuotando con gli squali - Netflix

Shark Whisperer: una recensione del documentario Netflix

30/06/2025 - 03:11 EDT

Netflix ha distribuito Shark Whisperer: nuotando con gli squali, un nuovo documentario incentrato sulla figura polarizzante di Ocean Ramsey, una conservazionista marina e personalità dei social media il cui lavoro ha scatenato tanto un fascino globale quanto un acceso dibattito. Diretto da James Reed, noto per il film premio Oscar Il mio amico in fondo al mare, insieme a J.P. Stiles e Harrison Macks, il documentario va oltre il formato tradizionale del film sulla natura per presentare uno sguardo impietoso su uno dei temi più controversi dell’ambientalismo moderno. Il progetto, prodotto da Boardwalk Pictures e Underdog Films, sfrutta il prestigio del lavoro precedente di Reed per attirare il pubblico verso un’analisi molto più complessa e moralmente ambigua del rapporto tra esseri umani e animali.

Al centro dello spettacolo: una missione per decodificare i predatori

La narrazione del documentario è ancorata alla missione dichiarata di Ocean Ramsey di alterare radicalmente la percezione pubblica degli squali. Il film la ritrae come spinta dal desiderio di “uscire dalla gabbia”, sia letteralmente che metaforicamente, per interagire direttamente con i superpredatori come i grandi squali bianchi e gli squali tigre nel loro habitat naturale. Il suo obiettivo, come articolato nel film, è decodificare il linguaggio e il comportamento degli squali attraverso un’interazione ravvicinata e non protetta, sperando di smantellare l’immagine culturalmente radicata degli squali come mostri senza cervello. Questa missione affonda le sue radici nel suo background di conservazionista nata alle Hawaii e co-fondatrice della compagnia di immersioni One Ocean Diving. Il nucleo visivo del film è costruito attorno a una straordinaria cinematografia subacquea che cattura questi incontri, che Ramsey ha utilizzato per costruire un enorme seguito globale, trasformandola in quello che il documentario definisce un “parafulmine dei social media”. Il suo lavoro è presentato come un confronto diretto con una narrazione culturale ampiamente modellata da Hollywood. Lo spettacolo di una donna che nuota liberamente accanto a un grande squalo bianco funge da potente forma di contro-programmazione culturale, un’immagine progettata per sovrascrivere decenni di media basati sulla paura. Il documentario si concentra su come i suoi video virali siano uno strumento consapevole in una battaglia di narrazioni, in cui immagini potenti e condivisibili sono l’arma principale contro una fobia profondamente radicata. La prospettiva di Ramsey, come presentata nel film, è che l’umanità debba imparare ad adattarsi al ruolo predatorio degli squali piuttosto che continuare a temerli e a denigrarli.

Shark Whisperer: nuotando con gli squali - Netflix
Shark Whisperer: nuotando con gli squali – Netflix

La linea di faglia della conservazione moderna: sostenitrice o “influencer”?

La tensione centrale del documentario si costruisce attorno a un’unica, polarizzante domanda: Ocean Ramsey è un’audace sostenitrice o un’incosciente “influencer”? Il film scompone meticolosamente questa dualità, presentando le argomentazioni di entrambe le parti senza prendere una posizione definitiva. Per i suoi sostenitori, è una “regina della conservazione”, una voce appassionata per gli animali incompresi il cui lavoro produce risultati tangibili. Il film sottolinea il suo ruolo di “potente agente di cambiamento”, evidenziando in particolare i suoi sforzi legislativi di successo, che sono stati determinanti per l’approvazione di un divieto di uccisione degli squali nello stato delle Hawaii. Ramsey stessa difende i suoi metodi indicando questo risultato, insieme alla sua divulgazione educativa e alle iniziative di pulizia ambientale, come prova che la sua missione non è guidata da una ricerca di “influenza” o “like”.

Al contrario, il documentario dà lo stesso peso ai suoi critici, che la vedono come l’incarnazione di una tendenza preoccupante: “l’autopromozione mascherata da ambientalismo”. Questa prospettiva, espressa nel film da biologi marini e altri conservazionisti preoccupati, suggerisce che lei confonda il confine tra salvare il pianeta e cercare le luci della ribalta. La critica si basa sull’idea che le sue interazioni ad alto rischio e senza gabbia siano una forma di spettacolo che potrebbe mettere in pericolo sia lei che gli animali, il tutto mentre alimenta la richiesta dei social media di contenuti sempre più drammatici. Il film suggerisce che questo conflitto non sia esclusivo di Ramsey, ma sia una crisi emergente per l’intero campo della conservazione nell’era digitale. Gli stessi meccanismi dell’economia degli “influencer” che le forniscono una piattaforma globale – contenuti virali, personal branding e attenzione mediatica – sono gli stessi che la espongono ad accuse di autopromozione egocentrica. Il documentario postula che la sua influenza e i suoi successi legislativi siano inestricabilmente legati ai metodi controversi che impiega, presentando una “nuova forma di conservazione in cui scienza, attivismo e autopromozione si intersecano”. Costringe lo spettatore a confrontarsi con la scomoda possibilità che, nel XXI secolo, un’efficace opera di sensibilizzazione possa richiedere strumenti intrinsecamente complessi dal punto di vista etico.

Shark Whisperer si distingue perché non funziona come una semplice biografia o agiografia, ma come uno studio del personaggio sfumato e polifonico. I registi tessono una complessa tela di prospettive, assicurando che la narrazione di Ramsey sia costantemente contestualizzata, sfidata e arricchita da un coro di altre voci. Il film integra riprese intime delle immersioni di Ramsey con interviste schiette di una vasta gamma di parti interessate, tra cui biologi marini, detentori di conoscenze indigene e altri conservazionisti, le cui opinioni sono sia di supporto che di dissenso. Questa scelta strutturale è centrale per il tono oggettivo del film, spostando la discussione oltre un singolo individuo per inquadrare una conversazione più ampia sull’etica dell’interazione con la fauna selvatica, l’integrità della scienza ecologica e il potente ruolo dei media nel modellare la percezione pubblica.

L’inclusione di “colleghi conservazionisti” consente al film di esplorare diversi modelli di attivismo nel campo dell’interazione uomo-squalo. Il lavoro di specialisti come Cristina Zenato, nota per la sua relazione unica e pratica con gli squali di barriera dei Caraibi e che è stata determinante nella campagna per rendere le Bahamas un santuario degli squali, fornisce un contesto più ampio per la comunità in cui opera Ramsey. Mettendo i dati empirici degli scienziati e la saggezza ancestrale dei leader indigeni accanto alla carismatica narrazione mediatica di Ramsey, il documentario crea un microcosmo dello stesso ecosistema che sta analizzando. Costringe diverse forme di conoscenza e autorità a entrare in conversazione diretta, spingendo il pubblico a soppesare attivamente la validità della prospettiva di ciascun narratore. La costruzione del film è quindi tanto significativa quanto il suo contenuto; non si limita a riferire su un dibattito, ma vi immerge lo spettatore.

Oltre una donna: le grandi domande sulla natura

In definitiva, Shark Whisperer amplia il suo focus dalla storia di una donna alle domande urgenti e universali che il suo lavoro provoca. Il documentario conclude che non si tratta solo di una storia sugli squali, ma di un esame approfondito di “come scegliamo di raccontare le storie: sulla natura, su noi stessi e su ciò che siamo disposti a rischiare per essere ascoltati”. Sfida gli spettatori a considerare criticamente a chi viene dato il potere di modellare la percezione pubblica del mondo naturale e quali sono le conseguenze nel mondo reale di tali narrazioni. Per fondare questa indagine filosofica, il film presenta una statistica cruda e che fa riflettere: gli esseri umani sono responsabili dell’uccisione di circa 100 milioni di squali ogni anno, mentre gli squali uccidono meno di 10 persone all’anno. Questo fatto trasforma il conflitto centrale da un dibattito accademico a una questione di pressante importanza ecologica, sottolineando quanto sia alta la posta in gioco nel movimento di conservazione. Il film non offre risposte facili, ma lascia il pubblico a confrontarsi con le complesse e vitali domande che solleva sul futuro della difesa dell’ambiente in un mondo saturo di media.

Shark Whisperer: nuotando con gli squali è stato presentato in anteprima mondiale su Netflix il 30 giugno.

Lascia un commento

Your email address will not be published.