The Kitchen è un film di fantascienza diretto da Kibwe Tavares e Daniel Kaluuya. È interpretato da Kane Robinson, Jedaiah Bannerman e Henry Lawfull.
“The Kitchen” è una distopia ambientata in una futura Londra e in una baraccopoli. È una storia di sopravvivenza, vita e tecnologia e, soprattutto, una terribile storia che sembra prevedere un futuro in cui, governati dalla tecnologia, tutto sarà spaventoso.
Una sorta di “Black Mirror” con uno sguardo di razza, molto più sociale ed altrettanto terrificante su questo futuro che, più o meno, tutti temiamo sempre di più ogni giorno.
Trama
Nel 2040, un ragazzo ha appena perso sua madre e incontra uno degli impiegati dell’impresa di pompe funebri, che vive in una baraccopoli chiamata “The Kitchen”. Il ragazzo comincia a integrarsi lì, poco a poco, sotto lo sguardo vigile dei droni della polizia.
Gli abitanti di questo quartiere di Londra sopravvivono come possono, davanti alle evidenti notizie che i potenti vogliono distruggere questo luogo per continuare a costruire quella Londra perfetta con la quale alcuni sognano.
Riguardo al film
Perfetto nei suoi intenti, raggiungendo in ogni momento i suoi obiettivi di denuncia sociale e distopia con elementi più che credibili. È successo già con il romanzo “1984” di George Orwell, il precursore di tutto questo movimento distopico. Ora è tutto ancora più chiaro: la tecnologia minaccia tutto e senza dubbio servirà ai più potenti per schiavizzare le classi meno fortunate.
Su quest’asse, nulla di nuovo d’altra parte, i registi Kibwe Tavares e Daniel Kaluuya hanno realizzato un film molto buono che è più una distopia sociale molto realistica che una sfoggio di effetti speciali: ce ne sono pochi ed i registi si impegnano parecchio per non metterli in evidenza: qui è più importante riflettere sulla lotta collettiva contro l’oppressione che stupirci con una sfilata di effetti speciali.
Guardando il film non vorremo avere quel telefono cellulare finale con l’amplificazione olografica che usano nel film (per inciso, stupefacente), temeremo di più l’oppressione di quel mondo felice di Aldous Huxley, mille volte più tecnologico, ma altrettanto opprimente.
“The Kitchen” è ben fatto a livello di personaggi e ambientazione: riesce a realizzare un film futuristico “sporco”, in cui nulla è perfetto e tutto è circondato da spazzatura e imperfezioni. La pulizia si trova altrove, nei luoghi apparentemente puliti, quelli che alla fine del film sono molto più spaventosi per la loro mancanza di umanità.
È un film di protesta? Certamente, è una denuncia esplicita dell’oppressione razziale e è impossibile vederlo in altro modo. Tuttavia, nonostante mostri le sue intenzioni senza riserve, convince dal punto di vista tecnico e narrativo, nel montaggio e nella coerenza complessiva del film.
La nostra Opinione
Coerente, distopico e allo stesso tempo realistico. Non mette l’accento sui progressi tecnologici, non ci stupisce con effetti visivi.
Fantascienza molto umana.