Victor Pasmore e Patrick Heron alla VIII Biennale di San Paolo, 1965 rivisitata

Hazlitt Holland-Hibbert e Frankie Rossi Art Projects hanno il piacere di annunciare una mostra dedicata a due dei pionieri dell’arte astratta britannica: Patrick Heron (1920-1999) e Victor Pasmore (1908-1998). Questa presentazione rivisiterà la loro esibizione congiunta alla VIII Biennale di San Paolo del 1965, un evento che segnò un momento cruciale nelle carriere di entrambi gli artisti e nella ricezione dell’astrazione britannica al di fuori del Regno Unito, degli Stati Uniti e dell’Europa. Senza un registro fotografico dell’esposizione in Brasile, questa rievocazione offre l’opportunità di rivivere la mostra storica attraverso diverse opere significative originariamente incluse nella presentazione, nonché ulteriori pezzi chiave dello stesso periodo.

Essendo due degli artisti più rilevanti attivi in Gran Bretagna in quel periodo, Heron e Pasmore furono scelti dal British Council per rappresentare la Gran Bretagna nella più grande esposizione d’arte del Sud America, che visitò anche Santiago, Lima e Caracas nei due anni successivi. Nonostante i due non avessero mai esposto insieme in una mostra a due, il loro lavoro trovava un equilibrio reciproco tra una visione formalista non rappresentativa e un’intuizione artistica naturale. I loro approcci si contrapponevano allo stile altamente riconoscibile della Pop Art che fioriva negli anni ’60, mentre la loro pennellata espressiva e l’asimmetria incarnavano un’estetica distintamente europea, offrendo un netto contrasto alla pittura in stile americano che avrebbe potuto dominare le scelte del comitato di selezione del British Council in quel periodo.

Victor Pasmore | Patrick Heron
Left: Victor Pasmore in his studio in Blackheath, London, 1965 © Romano Cagnoni, 2024.
Right: Patrick Heron in his studio in St Ives, Cornwall, 1965 © Patrick Heron Trust. All rights reserved, DACS 2024.

Opere come Clear Blues in Green and White: August 1962 di Heron mostrano la sua crescente preoccupazione per un equilibrio pittorico intuitivo rispetto alla precisione formale, evitando linee rigide e simmetria stretta per creare sottili armonie formali e cromatiche. Nel frattempo, il suggerimento di forme organiche e la pennellata gestuale nel lavoro di Pasmore, ad esempio in Brown Development No. 3 (1964), rivelano un sottile sensualismo in una pratica altrimenti rigorosamente astratta.

Le opere esposte da entrambi gli artisti alla Biennale sono indicative di come le loro rispettive pratiche si sarebbero evolute da quel momento in poi. Ad esempio, Heron presentò quindici delle sue pitture più recenti all’epoca, datate tra il 1962 e il 1964, che utilizzano il colore come principale elemento compositivo. In opere come Big Red Horizontal with Ultramarine: 1964, stava producendo vivaci forme-colore che sono liberamente tracciate l’una contro l’altra sulla tela. Tali opere preannunciarono le forme sempre più complesse che avrebbero caratterizzato i suoi dipinti nella fine degli anni ’60 e nei ’70, mentre Heron cercava di esplorare il potenziale della creazione di spazio attraverso il colore.

Per il suo contributo, Pasmore espose trentuno opere tra pittura e costruzioni tridimensionali datate tra il 1957 e il 1965. La mostra rappresentò l’apice del suo approccio multimediale, con materiali inusuali come vernice spray, collage e Perspex, indicativi del suo stile astratto unico. Opere come Abstract in Black, White and Mahogany (1965-66) testimoniano un ritorno alla pittura nei suoi rilievi costruiti che avrebbero dominato la sua pratica da quel momento in poi, esaltando l’interazione tra una chiara organizzazione strutturale e un’enfasi sui contorni lineari.

Hazlitt Holland-Hibbert e Frankie Rossi Art Projects riuniscono una selezione di opere dalla mostra originale per creare una capsula del tempo di un momento cruciale nelle carriere di Pasmore e Heron. Attraverso le loro astrazioni che superarono i confini geografici, la mostra offre in definitiva un’intuizione speciale su due dei più innovativi artisti britannici moderni in un’epoca in cui il loro lavoro non fu mai più in armonia.

L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo che includerà due saggi di Herbert Read e Alan Bowness dal catalogo originale della Biennale, oltre a un nuovo saggio del Direttore del Museo Holburne, Chris Stephens.

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