Three Idiots in Kenya (e su Netflix): un’odissea fatta di caos, giraffe e la reinvenzione dell’intrattenimento globale

Three Idiots in Kenya
Molly Se-kyung
Molly Se-kyung
Molly Se-kyung è scrittrice e critica cinematografica e televisiva. È anche responsabile delle sezioni di stile.

Nell’industria dell’intrattenimento, un meccanismo spesso freddo e calcolatore dove gli algoritmi dettano le tendenze e i focus group levigano gli archi narrativi fino alla sterilità, esiste un fenomeno atipico che sfida ogni logica aziendale. A volte, i più grandi investimenti di una piattaforma di streaming globale non nascono in una sala riunioni della Silicon Valley, ma nel momento più banale e fortuito che si possa immaginare. Questa è la cronaca di come un semplice movimento del polso, eseguito in uno studio di registrazione in Corea del Sud cinque anni fa, abbia innescato una catena di eventi culminata in una delle produzioni più singolari dell’anno.

Il progetto, noto colloquialmente nei circoli dei fan come “Kenya Gan Sekki” e intitolato ufficialmente Three Idiots in Kenya, non è un semplice programma di viaggi. È uno studio antropologico sull’amicizia maschile, una prova di resistenza per un team di produzione d’élite e, fondamentalmente, la convalida di una promessa che molti credevano infranta.

Per comprendere la portata di ciò che sta per atterrare sui nostri schermi, dobbiamo tornare indietro nel tempo fino alla settima stagione di New Journey to the West. Il produttore Na Young-suk (Na PD), una figura totemica della televisione asiatica nota per il suo “sadismo giocoso”, aveva progettato una delle sue famigerate ruote della fortuna. La premessa era il solito inganno: il 99% della ruota era occupato da premi insignificanti, mentre una striscia microscopica prometteva un lusso esorbitante.

Fu allora che Cho Kyuhyun, cantante dei Super Junior, sfidò la statistica. Scelse il numero “88” — il suo anno di nascita — in un atto di fede cieca. Con una precisione che gettò il team della contabilità nel panico immediato, il suo dito atterrò su quella striscia invisibile, vincendo un safari di lusso nel leggendario Giraffe Manor. Quell’istante di silenzio attonito sul set fu il “Big Bang” di questo progetto. Ciò che iniziò come un errore di calcolo in un gioco d’azzardo si è trasformato in una superproduzione di 10 episodi supportata da Netflix.

Gli architetti del caos

Il successo dei format di realtà non risiede nella premessa, ma nella chimica. Ciò che eleva Three Idiots in Kenya al di sopra del genere di viaggio convenzionale è la triade di personalità che occupa il centro della scena, un gruppo che si è guadagnato il soprannome di “Risate Garantite” (Guaranteed Laughs) per la sua dinamica infallibile. Non sono esploratori; sono celebrità urbane gettate in un ambiente che non perdona l’incompetenza.

La dinamica tra Lee Su-geun, Eun Ji-won e Kyuhyun è stata forgiata attraverso un decennio di collaborazioni e tradimenti televisivi. Ognuno ricopre un ruolo archetipico vitale per il disastro controllato che è lo show.

Lee Su-geun assume il ruolo del “Navigatore Sofferente”. È il collante che tiene unita la struttura, fungendo da autista, cuoco e mediatore. Il suo superpotere è un mix di inesauribile improvvisazione comica e destrezza fisica che gli è valso il titolo di “Maestro degli Sketch”. Tuttavia, il suo tallone d’Achille è la tendenza a caricarsi di troppe responsabilità, unita a una statura fisica che diventa il bersaglio costante degli scherzi dei suoi compagni. Il suo stile comico è quello dell’uomo comune intrappolato in situazioni straordinarie, che cerca disperatamente di mantenere l’ordine mentre gli altri smantellano ogni piano logico.

All’estremo opposto si trova Eun Ji-won, la “Variabile del Caos”. Leader del gruppo di prima generazione SECHSKIES, Ji-won agisce come l'”Es” del gruppo, privo di filtri. La sua genialità risiede nel suo puro istinto e in una sconcertante capacità di vincere i giochi utilizzando una logica totalmente assurda. Le sue debolezze sono leggendarie e profondamente umane: un bisogno eccessivo di sonno, un’intolleranza assoluta alla fame e un filtro sociale inesistente. La sua presenza garantisce che non ci saranno momenti di pace contemplativa; è colui che sfiderà le regole del safari e trasformerà una semplice cena in una battaglia psicologica.

Infine, abbiamo Cho Kyuhyun, il “Protagonista Accidentale”. In quanto possessore del “Dito d’Oro” e vincitore originale del premio, porta il peso emotivo del viaggio. La sua evoluzione da sentimentale cantante di ballate a maniaco dei varietà è una delle narrazioni più soddisfacenti dell’ultimo decennio. In Kenya, il suo ruolo oscilla tra euforia e terrore viscerale. I suoi commenti taglienti e sarcastici sono le sue armi migliori, ma vengono spesso neutralizzati dalla sua eccessiva drammaticità e da una paura paralizzante degli insetti. L’immagine di Kyuhyun, vulnerabile e sopraffatto dalla fauna che lui stesso ha evocato, è la metafora centrale del programma: fai attenzione a ciò che desideri.

L’Odissea della produzione

Il divario di cinque anni tra l’incidente dell’estrazione e la prima non è un dettaglio minore; è una componente strutturale che aggiunge peso e mitologia allo show. Quando il mondo si è fermato a causa della pandemia, il progetto Kenya è diventato una leggenda metropolitana per i fan. Questa attesa forzata ha trasformato il viaggio. Se fosse stato realizzato immediatamente, sarebbe stato un segmento divertente ma breve. Essendo stato posticipato, l’anticipazione si è accumulata, trasformando il viaggio in un evento televisivo maggiore. La produzione, guidata da Na PD e dalla regista Kim Ye-seul, è finalmente riuscita a coordinare le agende e il team è partito per l’Africa a maggio di quest’anno, segnando la fine della lunga attesa.

Il Kenya come personaggio

Lo scenario non è uno sfondo passivo; è sia l’antagonista che la musa. La produzione spazia dall’urbanità di Nairobi alle infinite pianure del Masai Mara. Il Giraffe Manor agisce come il “MacGuffin” della serie. Questo hotel esclusivo rappresenta l’apice del lusso che Kyuhyun ha vinto. Tuttavia, la realtà dell’interazione con gli animali selvatici raramente coincide con la fantasia.

I trailer hanno evidenziato un momento specifico: un “bacio” intenso ed esilarante tra Kyuhyun e una giraffa. Non è un solenne documentario naturalistico; è una commedia degli errori in cui la lingua di 50 centimetri di una giraffa invade lo spazio personale di un idolo del K-pop ossessionato dall’igiene. Oltre l’hotel, il programma spinge il trio nel vero safari. Nonostante si trovino in un ambiente spettacolare, il DNA dello show impone che la sofferenza sia intrattenimento. La bellezza della savana servirà da contrappunto ironico alle continue lamentele di Lee Su-geun sul mal di schiena o sulla mancanza di kimchi, e alle missioni assurde che Na PD imporrà nel mezzo della natura selvaggia.

La fine dell’attesa

Mentre ci avviciniamo al lancio, l’atmosfera è un misto di nostalgia e attesa. Per i fan che hanno assistito a quell’estrazione anni fa, questo è la chiusura di un cerchio. Per i nuovi spettatori, è un ingresso visivamente sbalorditivo nel frenetico mondo dei varietà coreani. La serie promette di essere un antidoto al cinismo: una celebrazione dell’amicizia, della fortuna assurda e della bellezza di un mondo che, nonostante tutto, rimane meraviglioso e strano. È la prova che, a volte, vale la pena aspettare cinque anni per un viaggio.

Preparate i vostri passaporti emotivi. Three Idiots in Kenya debutta in tutto il mondo su Netflix il prossimo 25 novembre.

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