Netflix presenta Katrina: vent’anni dopo l’uragano a New Orleans, una docuserie in tre episodi che mette al centro le voci degli abitanti di New Orleans e, insieme, analizza i fattori strutturali del disastro: cedimenti di dighe e paratie, ritardi nella coordinazione dei soccorsi e una ripresa diseguale. Il racconto intreccia testimonianze in prima persona con video e fotografie coevi ai fatti, mantenendo una chiara catena probatoria tra esperienza vissuta e documentazione pubblica. L’obiettivo non è lo spettacolo, ma la leggibilità: che cosa è accaduto, a chi e per quali cause.
Con Spike Lee come produttore esecutivo, il progetto è guidato dalla showrunner e produttrice Alisa Payne; la regia dei tre capitoli è firmata da Geeta Gandbhir, Samantha Knowles e dallo stesso Lee. L’impianto formale è sobrio e procedurale—interviste a livello dello sguardo, musica misurata, sonoro ambientale in presa diretta—così che il fuoco narrativo resti sulle voci dei residenti e sulle disfunzioni documentate che hanno amplificato il rischio.
Episodio uno (regia: Geeta Gandbhir) stabilisce cronologia ed esposizione: quartieri concepiti come bacini idrologici, la cascata di guasti nelle opere di protezione e le logiche immediate della sopravvivenza—evacuazione, riparo, soccorsi improvvisati. Il montaggio alterna piani strada e viste aeree per collocare ogni testimonianza nella specifica geografia del rischio urbano.
Episodio due (regia: Samantha Knowles) approfondisce le dimensioni sociali e amministrative: sfollamento di massa, condizioni nei centri di accoglienza, frammentazione della catena di comando e oneri sproporzionati ricaduti su comunità operaie e afroamericane. I racconti dei sopravvissuti si intrecciano con archivi televisivi e comunitari, mostrando come mobilità e distribuzione delle risorse abbiano determinato gli esiti.
Episodio tre (regia: Spike Lee) affronta il dopo e il ritorno: ricostruzione, continuità culturali e la lunga durata del trauma. Le interviste di follow-up tornano nei luoghi della perdita e del rinnovo, contrapponendo immagini attuali al materiale registrato durante e dopo l’inondazione per valutare che cosa la ripresa abbia riparato—e che cosa resti irrisolto.
Sul piano formale, la serie rivendica un’etica documentaria di interesse pubblico. Le affermazioni sono ancorate a testimonianze e a un corpus d’archivio verificabile; la macchina predilige inquadrature stabili e un passo misurato; le scelte musicali sostengono senza sensazionalismo. Il quadro causale resta esplicito: un evento meteorologico estremo ha incontrato vulnerabilità infrastrutturali e ritardi istituzionali, con conseguenze sproporzionate per chi disponeva del minor margine di protezione.
Come registro culturale, Katrina: vent’anni dopo l’uragano a New Orleans opera su due livelli: ricostruzione storica dei fallimenti e rendiconto civico dell’aiuto reciproco. Documenta flottiglie improvvisate e risposte di prossimità accanto a interventi di politica pubblica, restituendo agenzia ai residenti e chiarendo i meccanismi che non hanno retto. Il risultato è un resoconto sobrio e durevole, pensato per la memoria, lo scrutinio e l’apprendimento.
Ora disponibile su Netflix. Data di uscita: 27 agosto 2025.