Come sempre, sulle note delle Quattro Stagioni di Vivaldi, Netflix presenta una nuova edizione del programma Chef’s Table, la docuserie che nell’ultimo decennio è diventata un punto di riferimento nel panorama televisivo gastronomico. Questa serie, nominata agli Emmy, ha aperto agli spettatori le porte delle vite e delle cucine degli chef più rinomati e innovativi del mondo, elevando la narrazione culinaria a una vera e propria forma d’arte. È diventata un fenomeno culturale, celebrata per la sua straordinaria cinematografia e la capacità di scovare profonde storie umane dietro la ricerca del sapore.
Ora, in concomitanza quasi perfetta con il suo decimo anniversario, la serie presenta la sua ultima e attesissima iterazione: Chef’s Table: Legends. Questa stagione speciale in quattro parti segna una tappa significativa. Non si tratta semplicemente di un nuovo capitolo, ma di una conclusione voluta, un cambiamento consapevole da parte di Netflix e dei creatori della serie – tra cui Boardwalk Pictures, Planetarium di David Gelb e Supper Club – per onorare le figure fondamentali che hanno definito il panorama culinario che il programma ha documentato così artisticamente.
La premessa di Chef’s Table: Legends è un tributo mirato a quattro giganti della cucina la cui influenza è andata ben oltre i fornelli, plasmando il nostro modo di mangiare, di pensare al cibo e persino di interagire con il mondo: Jamie Oliver, José Andrés, Alice Waters e Thomas Keller. La loro influenza ha trasceso confini e mezzi di comunicazione, ispirando cuochi e appassionati di cibo. Questa stagione rappresenta una svolta curatoriale per la serie, che spesso mette in luce talenti emergenti o maestri regionali accanto a nomi affermati. Chef’s Table: Legends, al contrario, si posiziona esplicitamente come una celebrazione di coloro che hanno già raggiunto uno status iconico, riflettendo su un decennio di evoluzione culinaria attraverso i suoi artefici più cruciali.
La scelta di questi quattro chef specifici per Chef’s Table: Legends crea un affascinante mosaico narrativo. Non rappresentano un’unica definizione di grandezza culinaria, ma uno spettro di impatto. Oliver dimostra il potere dei media nel democratizzare la cucina e nel promuovere la salute pubblica. Andrés mostra lo chef come un first responder globale, mobilitando le abilità culinarie per l’aiuto umanitario. Waters incarna la leader filosofica, sostenendo un ritorno a sistemi alimentari sostenibili e incentrati sulla comunità. E Keller rappresenta la ricerca incessante della maestria tecnica e l’elevazione dell’alta cucina come forma d’arte. Il contrasto tra la missione di Oliver di raggiungere “quante più persone possibile” e l’attenzione di Keller al vertice dell’esclusività, o il profondo localismo di Waters rispetto alla rapida diffusione globale di Andrés, evidenzia i diversi percorsi per raggiungere lo status di leggenda nel mondo moderno del cibo.

Jamie Oliver – Lo Chef del Popolo, Rivoluzionando la Cucina Casalinga
Pochi chef hanno raggiunto la notorietà mondiale di Jamie Oliver. Apparso sulla scena alla fine degli anni ’90 con il programma televisivo britannico The Naked Chef, l’affascinante ed energico cuoco ventiquattrenne divenne una star dall’oggi al domani, raggiungendo una fama “da boy band”. Ma quella scintilla iniziale fu solo l’inizio di una carriera pluridecennale dedicata a una missione chiara: demistificare la cucina e portare la gioia del cibo fresco e delizioso alle masse. Noto per il suo approccio semplificato e accessibile, Oliver ha ridefinito il modo in cui milioni di persone pensano alla preparazione dei pasti a casa. Oltre allo schermo televisivo e ai libri di cucina bestseller – che lo hanno reso l’autore di saggistica più venduto nella storia del Regno Unito – Oliver ha incanalato la sua influenza in appassionate campagne. Celebre la sua battaglia contro il sistema delle mense scolastiche pubbliche del Regno Unito, persuadendo il governo ad aumentare significativamente i budget e migliorare gli standard nutrizionali. La sua difesa per una migliore educazione alimentare e diete più sane per i bambini rimane una pietra miliare del suo lavoro. Dirige un impero alimentare globale certificato B Corp, che comprende ristoranti, media e prodotti, tutti volti a promuovere la sua filosofia alimentare. La serie affronta anche la sua resilienza, riconoscendo il percorso attraverso tempi difficili, comprese le difficoltà ampiamente pubblicizzate affrontate dal suo gruppo di ristoranti. Oliver incarna il tema della stagione dell’influenza che trascende i media, sfruttando televisione, editoria e attivismo per creare un cambiamento diffuso.
José Andrés – La Forza della Natura, Nutrendo Pochi e Molti
Descritto come uno “chef imponente e una forza della natura”, José Andrés combina un’energia illimitata, maestria culinaria e un profondo impegno umanitario. Nato in Spagna e ispirato dalla cucina casalinga dei suoi genitori, Andrés si è formato con il leggendario Ferran Adrià a El Bulli prima di portare il suo talento in America. Nel 1993, ha aperto Jaleo a Washington D.C., ampiamente accreditato per aver introdotto e reso popolari le autentiche tapas spagnole negli Stati Uniti. Il suo gruppo di ristoranti, ThinkFoodGroup (ora José Andrés Group), si è espanso fino a includere numerosi locali acclamati, che mostrano sia sapori spagnoli tradizionali che tecniche d’avanguardia innovative, guadagnando stelle Michelin e molteplici premi James Beard. Tuttavia, l’impatto di Andrés si estende ben oltre l’alta cucina. Nel 2010, in seguito al devastante terremoto ad Haiti, ha fondato la World Central Kitchen (WCK), un’organizzazione no-profit che ha rivoluzionato l’approvvigionamento alimentare in situazioni di disastro. Il modello WCK si basa sull'”azione rapida, sfruttando le risorse locali e adattandosi in tempo reale”. Invece di fare affidamento esclusivamente su pasti preconfezionati, WCK attiva reti di chef locali, ristoranti e food truck, spesso allestendo cucine in giorni o addirittura ore dopo una crisi, servendo pasti freschi e culturalmente appropriati progettati per fornire conforto oltre al sostentamento. Questo approccio non solo nutre le persone in modo efficiente, ma inietta anche denaro nell’economia locale e dà potere alle comunità. La filosofia guida di WCK è semplice ma potente: “ovunque ci sia una lotta affinché le persone affamate possano mangiare, noi ci saremo”. La portata del lavoro di WCK è sbalorditiva, avendo servito centinaia di milioni di pasti in risposta a uragani (come Maria a Porto Rico, dove hanno servito quasi 4 milioni di pasti), terremoti, incendi boschivi, inondazioni, la pandemia di COVID-19 e conflitti in luoghi come Ucraina e Gaza. Andrés stesso è spesso in prima linea, incarnando la sua convinzione che il cibo sia più che nutrimento: è speranza, dignità e un modo per costruire comunità. Parla appassionatamente dell’empatia come elemento cruciale per la leadership e riformula la filantropia non come la “redenzione del donatore” ma come la “liberazione del ricevente”. Instancabile sostenitore della riforma dell’immigrazione, riconosciuto più volte dalla rivista Time come una delle persone più influenti al mondo e nominato per il Premio Nobel per la Pace, Andrés incarna lo chef come forza umanitaria globale. Come afferma con forza nel trailer di Chef’s Table: Legends, “C’è stato un momento in cui ho capito che se dai alle persone la scintilla della possibilità, quella scintilla diventa una grande fiamma di speranza”.
Alice Waters – La Madre del “Farm-to-Table”, Seminando Semi di Cambiamento
Alice Waters è la venerata madrina del movimento americano “dalla fattoria alla tavola” (farm-to-table), una chef e attivista la cui filosofia ha rimodellato radicalmente il modo in cui molti approcciano il cibo e la sua connessione con la terra. Il suo percorso si è formato durante gli studi all’Università della California, Berkeley, nei turbolenti anni ’60, dove partecipò attivamente al Free Speech Movement. Questa esperienza le instillò il potere dell’azione collettiva, mentre un trasformativo terzo anno all’estero, in Francia, risvegliò il suo palato e il suo apprezzamento per gli ingredienti freschi e di stagione acquistati direttamente dai mercati. Nel 1971, Waters aprì Chez Panisse a Berkeley, senza l’intenzione iniziale di una rivoluzione, ma semplicemente come un luogo dove gli amici potessero riunirsi e mangiare bene. Ispirato alle locande rurali francesi e alla cuisine bourgeoise, il principio fondamentale del ristorante fin dal primo giorno fu quello di utilizzare i migliori ingredienti locali, di stagione e coltivati in modo sostenibile. Questo impegno portò Waters a costruire una rete di piccoli agricoltori biologici, allevatori e artigiani, accreditandoli sul menu e promuovendo relazioni dirette – pratiche che divennero fondamentali per la fiorente cucina californiana e lo spirito “farm-to-table”. Chez Panisse ottenne un immenso riconoscimento, venendo nominato Miglior Ristorante d’America da Gourmet nel 2001 e vincendo numerosi premi James Beard, incluso il traguardo che rese Waters la prima donna nominata Miglior Chef d’America nel 1992. Waters crede fermamente che mangiare sia un atto politico e che il cibo possa essere uno strumento potente per il cambiamento sociale e ambientale. Questa convinzione la portò, nel 1995, a fondare l’Edible Schoolyard Project in una scuola media vicina a Chez Panisse frequentata da sua figlia, Fanny. Ispirato ai principi Montessori dell’apprendimento pratico, il programma utilizza orti e cucine come aule interattive, insegnando materie accademiche attraverso la lente della coltivazione, della cucina e della condivisione del cibo. Il suo obiettivo è connettere i bambini con la natura, incoraggiare abitudini alimentari sane e sostenere l’accesso universale a pranzi scolastici gratuiti, nutrienti e biologici. Waters immagina che l’educazione alimentare diventi parte del curriculum di base a livello nazionale, vedendola come un passo cruciale verso la giustizia sociale e il cambiamento sistemico. Vicepresidente di lunga data di Slow Food International, Waters difende valori come la biodiversità, la stagionalità, la gestione responsabile e il piacere nel lavoro, argomentando contro gli effetti disumanizzanti della cultura del fast food. La sua filosofia, riconosciuta con la National Humanities Medal, è radicata in una profonda connessione con la terra e la comunità. Come dichiara nel trailer, “Un luogo dove custodiamo i nostri agricoltori, questo è il mondo in cui voglio vivere”.
Thomas Keller – La Ricerca della Perfezione, Elevando la Cucina Americana
Thomas Keller è sinonimo di eccellenza culinaria negli Stati Uniti, uno chef il cui nome evoca precisione, arte e una ricerca incessante della perfezione. Il suo viaggio iniziò nella cucina del ristorante di sua madre, seguito da esperienze formative sotto mentori come lo chef francese Roland Henin, che gli instillò l’importanza di padroneggiare la tecnica classica. Keller affinò ulteriormente la sua arte attraverso rigorosi stage non retribuiti (stagiaire) in cucine stellate Michelin a Parigi, tra cui Guy Savoy e Taillevent. Dopo essere tornato negli Stati Uniti e aver aperto il suo primo ristorante, Rakel, a New York City, si trasferì infine sulla costa ovest. Nel 1994, Keller acquisì The French Laundry, uno storico edificio in pietra a Yountville, in California, e lo trasformò in una delle destinazioni gastronomiche più acclamate al mondo. Noto per i suoi squisiti menu degustazione multi-portata con interpretazioni fantasiose di piatti classici, il ristorante ottenne rapidamente elogi straordinari, inclusa la massima valutazione di tre stelle dalla Guida Michelin, un onore che ha mantenuto costantemente per molti anni. Keller replicò questo successo sulla costa est con Per Se a New York City, diventando il primo e unico chef nato negli Stati Uniti a detenere contemporaneamente più valutazioni a tre stelle Michelin. Il suo gruppo di ristoranti si espanse includendo i popolari bistrot e panetterie Bouchon, così come l’Ad Hoc in stile familiare. La filosofia di Keller si concentra sull’attenzione meticolosa ai dettagli, la finezza, la coerenza e un profondo rispetto per gli ingredienti. Sottolinea l’importanza della tecnica e dei fondamentali, ma incoraggia anche la collaborazione e il mentoring all’interno delle sue cucine, istituendo sistemi come un “forum dei cuochi” per promuovere l’input creativo del suo team. Vede il suo ruolo sempre più come mentore, dedicato a coltivare la prossima generazione di chef. Questo impegno è evidente nella sua leadership come presidente della Fondazione Bocuse d’Or USA, allenando la squadra americana per la prestigiosa competizione culinaria internazionale. La sua influenza ha stabilito nuovi standard per l’alta cucina negli Stati Uniti, valendogli innumerevoli riconoscimenti, inclusi i premi James Beard come Miglior Chef e Miglior Ristoratore, e la nomina a Cavaliere della Legion d’Onore francese. Per Keller, la ricompensa finale risiede nell’ispirare gli altri; come condivide nel trailer, “Quando qualcuno ti dice che lo hai influenzato, è per questo che faccio quello che faccio”.
Dove guardare “Chef’s Table: Legends”