Netflix si prepara a lanciare una delle produzioni televisive europee più ambiziose degli ultimi anni, “Il disastro dell’Heweliusz”. Lungi dall’essere un semplice dramma catastrofico, la serie si addentra in una delle ferite più profonde della storia moderna della Polonia per esplorare temi universali come il lutto, la resilienza e l’incessante ricerca di responsabilità. Ispirata al naufragio del traghetto MS Jan Heweliusz – il più grave disastro marittimo del paese in tempo di pace – la produzione si discosta dalla ricostruzione letterale per offrire un racconto complesso e stratificato. La serie non si limita a narrare la tragedia in mare, ma dedica gran parte della sua energia a esplorare una seconda catastrofe, più silenziosa ma altrettanto devastante: quella che si è consumata sulla terraferma, dove le famiglie delle vittime hanno dovuto affrontare l’indifferenza burocratica, sospetti di insabbiamento e una lotta per la verità durata decenni.
La struttura narrativa de “Il disastro dell’Heweliusz” è volutamente duplice, fondendo il dramma di sopravvivenza con un’intensa saga giudiziaria. La vera suspense, come suggerisce l’approccio della serie, non risiede solo nelle gelide onde del Baltico, ma nelle amare conseguenze a terra: un labirinto di insabbiamenti, fallimenti aziendali e viltà istituzionale. Questa scelta narrativa non è casuale. La serie è firmata dall’acclamato team creativo de L’alluvione (Wielka Woda), una produzione che ha già dimostrato la sua abilità nel drammatizzare tragedie nazionali con profonda sensibilità storica. Proprio come la sua predecessora, che ha utilizzato l’inondazione del 1997 per analizzare le disfunzioni istituzionali dell’epoca, “Il disastro dell’Heweliusz” usa il disastro del 1993 come catalizzatore per sezionare un momento cruciale e turbolento: la transizione della Polonia dal comunismo alla democrazia. In quel contesto, le istituzioni statali faticavano a trovare un nuovo paradigma di responsabilità, spesso deludendo coloro che avrebbero dovuto proteggere. Il naufragio del traghetto diventa così una potente metafora di una nazione che naviga tra i resti di un vecchio regime e la difficile costruzione di un futuro basato sulla fiducia e sulla giustizia.
La doppia trama: una tempesta in mare, un’altra a terra
La narrazione de “Il disastro dell’Heweliusz” si sviluppa su due fronti paralleli che si intrecciano per costruire un racconto di straordinaria ricchezza e complessità. Da un lato, la serie immerge lo spettatore nel cuore della catastrofe, ricreando con un realismo sconvolgente la disperata lotta per la sopravvivenza a bordo del MS Jan Heweliusz nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 1993. Utilizzando tecnologie cinematografiche all’avanguardia, i creatori mirano a offrire un ritratto fedele degli eventi che si sono svolti nel mezzo di una tempesta con la forza di un uragano nel Mar Baltico, catturando l’intensità e il terrore di quegli ultimi istanti.
Tuttavia, il nucleo emotivo e tematico della serie risiede nella sua seconda linea narrativa: la battaglia combattuta sulla terraferma. Questa trama segue i sopravvissuti, le vedove e le famiglie delle vittime nel loro doloroso percorso dopo la tragedia. Il loro lutto è aggravato da un sistema che sembra voltare loro le spalle, costringendoli ad affrontare un’indifferenza sistemica che li obbliga a lottare non solo per la memoria, ma anche per la dignità dei loro cari. Quella che inizia come una ricerca di risposte si trasforma progressivamente in una vera e propria saga giudiziaria. La serie documenta la meticolosa indagine, il labirinto di procedure legali e il frustrante confronto con un apparato burocratico che sembra più interessato a proteggere se stesso che a svelare la verità. Un’attenzione particolare è rivolta alle donne – mogli, madri e figlie – che, nel caos della trasformazione politica e sociale della Polonia, sono costrette a guidare questa lotta, affrontando non solo la perdita, ma anche la “brutalità del sistema”.
Questo disegno narrativo crea un potente contrasto. In mare, i personaggi affrontano la furia cieca e impersonale della natura, una forza caotica ed elementare. A terra, invece, la lotta è contro un sistema creato dall’uomo, un intreccio di istituzioni che, invece di offrire riparo e giustizia, diventa un antagonista attraverso l’offuscamento, la negligenza e il silenzio. Giustapponendo queste due battaglie, la serie suggerisce che il fallimento sistemico negli uffici e nei tribunali è una tragedia ancora più profonda e imperdonabile della tempesta nel Baltico. Mentre il naufragio fu un atto della natura amplificato dall’errore umano, la successiva negazione di una giustizia chiara e trasparente fu il risultato di una serie di decisioni umane deliberate, trasformando il dramma della sopravvivenza in una riflessione sull’essenza stessa della responsabilità e della giustizia.
Un cast stellare per una ferita nazionale
Per dare vita a una storia di tale portata e risonanza nazionale, “Il disastro dell’Heweliusz” ha riunito un cast di alcuni degli attori più prestigiosi della Polonia, le cui interpretazioni ancorano il dramma storico a una profonda verità emotiva.
Michał Żurawski interpreta Binter, un personaggio centrale che incarna il conflitto morale all’interno della stessa comunità marittima. Binter è un marinaio diviso tra la lealtà alla memoria del suo defunto mentore – una figura presumibilmente legata al comando della nave – e il suo imperioso bisogno di scoprire la verità, anche a costo di mettere a repentaglio la sua carriera e di scontrarsi con i suoi colleghi. Il suo dilemma è accentuato dalla presenza di due leggende della recitazione polacca, Jan Englert e Magdalena Zawadzka, che interpretano i suoi genitori, aggiungendo un peso generazionale alla sua lotta interiore.
Magdalena Różczka assume il ruolo di Jolanta Ułasiewicz, la moglie del capitano del traghetto, Andrzej Ułasiewicz. Dopo la catastrofe, il suo personaggio si trova catapultato in una battaglia pubblica non solo per la verità, ma anche per difendere l’onore di suo marito, che le indagini iniziali tentarono di indicare come principale responsabile. Różczka personifica la tenacia e la resilienza delle famiglie che si rifiutarono di accettare la versione ufficiale. Per preparare il suo ruolo, l’attrice ha incontrato la vera Jolanta Ułasiewicz, un incontro che, secondo le sue stesse parole, le “ha dato le ali” per affrontare il personaggio con la massima autenticità e rispetto.
I due protagonisti rappresentano simbolicamente i due fronti della battaglia per la verità. Binter, come membro del sistema, personifica la lotta interna, il dilemma del testimone che deve decidere tra il codice del silenzio della sua comunità e l’imperativo morale della verità. Il suo viaggio esplora le sfide della riforma dall’interno. D’altra parte, Jolanta Ułasiewicz, come civile estranea alle strutture di potere marittime e legali, incarna la lotta esterna del cittadino comune che chiede responsabilità a istituzioni potenti e opache. I loro percorsi paralleli offrono un ritratto completo della ricerca di giustizia, dimostrando che questa richiede tanto la pressione dall’esterno quanto il coraggio dall’interno.
Il cast è completato da figure di grande calibro come Borys Szyc, nel ruolo del Capitano Ułasiewicz, la cui figura diventa l’epicentro della controversia post-disastro, e un solido cast di supporto che include Tomasz Schuchardt, Konrad Eleryk e Justyna Wasilewska, tra gli altri. Questa costellazione di talenti sottolinea l’importanza del progetto all’interno della cinematografia polacca, trattandolo non solo come una serie di intrattenimento, ma come un evento culturale di prim’ordine.
Dietro le quinte: la produzione più ambiziosa della Polonia moderna
“Il disastro dell’Heweliusz” non si distingue solo per la sua profondità narrativa, ma anche per una scala di produzione che la posiziona come “la produzione seriale più grande e complessa della Polonia degli ultimi anni”. Lo sforzo tecnico e logistico dietro la serie è una testimonianza della sua ambizione di ricreare una tragedia nazionale con la fedeltà e l’impatto visivo che merita.
Le cifre della produzione sono eloquenti: il progetto ha coinvolto più di 120 attori con dialoghi, un dispiegamento di 3.000 comparse per popolare sia le scene del traghetto che le sequenze a terra, e una troupe tecnica di oltre 140 persone che lavorava dietro le quinte. Le riprese si sono protratte per 106 giorni, tra gennaio e agosto 2024, coprendo una moltitudine di location in tutta la Polonia, inclusi luoghi chiave per la storia reale come Świnoujście (il porto di partenza del traghetto), Stettino, Gdynia e Varsavia, ancorando saldamente la finzione nella geografia della memoria.
La sfida tecnica più grande è stata, senza dubbio, la ricostruzione della catastrofe marittima. La serie conta oltre 130 scene di disastro, la cui realizzazione è stata suddivisa in un meticoloso processo in tre fasi per ottenere un realismo senza precedenti. In primo luogo, su un “Set Asciutto”, sono state costruite repliche dei corridoi passeggeri e delle cabine del traghetto su piattaforme mobili in grado di inclinarsi per simulare lo sbandamento della nave senza l’uso di acqua. In secondo luogo, per le scene sul ponte e sulla plancia di comando durante la tempesta, il team di produzione a Varsavia ha sviluppato un innovativo sistema di set sospesi su un “Set Bagnato”. Una replica della plancia di comando lunga 17 metri è stata appesa a una gru speciale per simulare l’impatto delle onde, mentre altre strutture potevano inclinarsi fino a 90 gradi, ricreando il capovolgimento del traghetto in condizioni controllate ma estremamente realistiche. Infine, le scene più complesse, che richiedevano l’interazione degli attori con grandi masse d’acqua, sono state girate presso i LITES FILM STUDIOS di Bruxelles, una delle strutture acquatiche più avanzate d’Europa. In una piscina di quasi 1.500 metri quadrati e profonda fino a 10 metri, sono state utilizzate eliche giganti, cannoni ad acqua e gru in grado di sollevare 25 tonnellate per simulare la notte della tragedia, il salvataggio sulle zattere e l’affondamento finale, imprese impossibili da girare in mare aperto.
Questo sforzo tecnico monumentale è stato sempre al servizio di una visione artistica chiara e di un profondo senso di responsabilità. Il regista Jan Holoubek ha sottolineato “l’enorme responsabilità e l’enorme lavoro” che il progetto ha comportato, richiedendo una “grande determinazione” da parte di un team che ha lavorato per mesi in condizioni estreme, spesso di notte e sull’acqua.
Da parte sua, lo sceneggiatore Kasper Bajon ha espresso il peso del suo dovere verso le vittime e le loro famiglie: “Ho sentito un’enorme responsabilità di non deluderli, di costruire da ciò che ho ascoltato un racconto che trasmettesse la loro esperienza con rispetto e autenticità”, ha affermato, dopo aver incontrato molti dei colpiti dalla tragedia.
Infine, la produttrice Anna Kępińska ha inquadrato la serie come un atto di conservazione della memoria storica. “Sono molto orgogliosa che abbiamo raccontato la storia dell’Heweliusz”, ha dichiarato, “perché durante la produzione mi sono resa conto che questa storia non è così conosciuta come pensavo. Ed è fantastico che la serie possa, in una certa misura, preservare questa memoria”.
Il team creativo dietro questa monumentale produzione è guidato dal regista Jan Holoubek, dallo sceneggiatore Kasper Bajon e dalla produttrice Anna Kępińska. La visione cinematografica è stata catturata dal direttore della fotografia Bartłomiej Kaczmarek, con una colonna sonora composta da Jan Komar. Il cast principale include Michał Żurawski, Magdalena Różczka, Borys Szyc, Tomasz Schuchardt, Konrad Eleryk, Justyna Wasilewska, Jan Englert e Magdalena Zawadzka.
Il contesto storico: la vera tragedia del MS Jan Heweliusz
Per comprendere la portata del progetto di Netflix, è indispensabile conoscere la storia reale che lo ispira: una catena di negligenze, avvertimenti ignorati e una tragedia che avrebbe potuto essere evitata.
Nelle prime ore del 14 gennaio 1993, il traghetto merci e passeggeri MS Jan Heweliusz era in rotta da Świnoujście, in Polonia, a Ystad, in Svezia. A bordo c’erano 64 persone, tra equipaggio e passeggeri, per lo più camionisti. La nave navigava direttamente nel cuore della tempesta Verena, un uragano con venti che raggiungevano i 160-180 km/h e onde alte fino a sei metri. Verso le 4:10 del mattino, il traghetto iniziò a sbandare pericolosamente. I sistemi di fissaggio del carico sui ponti veicoli cedettero e i camion e i vagoni ferroviari iniziarono a scivolare, destabilizzando fatalmente la nave. Alle 4:40 fu lanciato un “mayday”, ma era già tardi. Alle 5:12, il MS Jan Heweliusz si capovolse e affondò nelle gelide acque del Baltico, a circa 24 km dalla costa dell’isola tedesca di Rügen. Delle 64 persone a bordo, solo 9 membri dell’equipaggio sopravvissero. 55 persone, tra cui 20 membri dell’equipaggio e tutti i 35 passeggeri, persero la vita.
La tempesta fu l’innesco, ma non la causa fondamentale della catastrofe. Varato nel 1977, il MS Jan Heweliusz aveva una storia così problematica da essersi guadagnato il soprannome di “bara galleggiante”. Nei suoi 15 anni di servizio, la nave era stata coinvolta in quasi 30 incidenti gravi, tra cui collisioni, avarie al motore e un quasi capovolgimento.
Il punto di svolta nella sua storia di sicurezza si verificò nel settembre 1986, quando un grave incendio devastò uno dei suoi ponti. La riparazione che fu eseguita fu, secondo molteplici fonti, illegale e sconsiderata: invece di sostituire le strutture in acciaio danneggiate, furono versate tra le 60 e le 70 tonnellate di cemento per livellare il ponte. Questa soluzione non solo aggiunse un peso considerevole alla nave, ma ne compromise gravemente il baricentro e la già precaria stabilità.
Questa cascata di fallimenti sistemici e negligenza aziendale culminò nei giorni precedenti l’ultimo viaggio. Il portellone di poppa del traghetto si danneggiò durante una manovra di attracco a Ystad. Nonostante il capitano avesse chiesto che la nave fosse ritirata dal servizio per una riparazione adeguata, gli armatori ordinarono di effettuare una riparazione improvvisata e di continuare a navigare. Il MS Jan Heweliusz salpò verso il suo destino finale con una storia di guasti noti, una stabilità compromessa da una riparazione illegale e un’avaria critica che era stata solo rattoppata. La tragedia non fu un semplice incidente, ma la conseguenza quasi inevitabile di una lunga catena di decisioni in cui la sicurezza fu subordinata alla redditività.
Il dramma continuò a terra. Una prima commissione d’inchiesta istituita dal governo polacco fu sospesa nel marzo 1993 senza aver emesso un rapporto conclusivo. Anni dopo, il 26 gennaio 1999, la Camera Marittima d’Appello di Gdynia emise un verdetto controverso: pur riconoscendo il pessimo stato tecnico della nave, attribuì la colpa anche al capitano deceduto, Andrzej Ułasiewicz, per aver deciso di salpare con una nave non in condizioni di navigare, una conclusione che le famiglie considerarono sempre un modo per deviare la responsabilità dagli armatori e dagli organismi di regolamentazione.
La lotta delle famiglie per la giustizia non si fermò e, infine, trovò eco in un’istanza superiore. Il 3 marzo 2005, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) emise una sentenza storica. La corte concluse che l’inchiesta ufficiale polacca sul naufragio non era stata imparziale e condannò lo Stato polacco a risarcire i familiari delle vittime. Questa risoluzione della CEDU non solo rappresentò una vittoria morale per le famiglie, ma convalidò i loro sospetti che l’indagine nazionale fosse stata viziata, fornendo la base fattuale e drammatica su cui si costruisce gran parte della narrazione giudiziaria della serie “Il disastro dell’Heweliusz”.
Un atto di memoria culturale nella Polonia post-comunista
“Il disastro dell’Heweliusz” trascende il genere del dramma storico per diventare un atto di memoria culturale, un’opera che non solo narra un evento tragico, ma lo utilizza anche come un prisma per esaminare un periodo determinante della storia polacca. La serie è ambientata nella Polonia dei primi anni ’90, una nazione in piena e caotica transizione. In quel decennio, il paese si stava disfacendo delle strutture del regime comunista per abbracciare la democrazia e l’economia di mercato, un processo pieno di opportunità, ma anche di disorientamento, corruzione e un vuoto di potere in cui le vecchie pratiche di opacità e mancanza di responsabilità persistevano. La storia dell’Heweliusz, con le sue infrastrutture obsolete, le sue pratiche aziendali discutibili e le sue istituzioni incapaci di garantire sicurezza e giustizia, funziona come un microcosmo delle sfide che la società polacca nel suo complesso stava affrontando.
La connessione con L’alluvione è fondamentale per comprendere l’intento dei suoi creatori. Entrambe le serie, ambientate nello stesso decennio, utilizzano una catastrofe nazionale come punto di partenza per esplorare temi ricorrenti: l’incompetenza istituzionale, lo scontro tra la conoscenza esperta e la burocrazia anchilosata, e la lotta dei cittadini comuni contro uno Stato disfunzionale che spesso li vede come un ostacolo. Questo approccio rivela una voce autoriale coerente, interessata a dissotterrare le complessità di quel periodo di formazione della Terza Repubblica Polacca.
Posizionandosi come un’opera di memoria culturale, “Il disastro dell’Heweliusz” cerca di assicurare che il ricordo della tragedia e, soprattutto, della successiva lotta per la giustizia, non svanisca. Come ha sottolineato la produttrice Anna Kępińska, la storia non è così universalmente conosciuta come dovrebbe, e la serie ha il potenziale per iscriverla nella coscienza collettiva di una nuova generazione. Più che un semplice racconto di un naufragio, “Il disastro dell’Heweliusz” si erge come un tributo alle vittime e un’analisi acuta dell’interazione tra tragedia, politica e l’incrollabile resilienza umana. Si prevede che la serie riaccenderà il dibattito pubblico sulla sicurezza in mare, sulla responsabilità aziendale e sull’eredità duratura di un’indagine che ha richiesto l’intervento di un tribunale internazionale perché ne fosse riconosciuta la mancanza di imparzialità.
Informazioni sull’uscita
La miniserie “Il disastro dell’Heweliusz” debutta su Netflix il 5 novembre.

