Black Mirror: Hotel Reverie
Black Mirror: Hotel Reverie

“Hotel Reverie” – Episodio 3, Stagione 7 di Black Mirror: Quando l’Intelligenza Artificiale Fa Cinema

10/04/2025 - 07:14 EDT

Come ben sapete, ogni episodio di Black Mirror vanta un cast differente e, soprattutto, storie a sé stanti, legate dal filo conduttore della fantascienza e della tecnologia.  

Con “Hotel Reverie”, ci troviamo immersi nel mondo del cinema classico, tra un film fittizio e la realizzazione di un remake attraverso un avanzato sistema di Intelligenza Artificiale che proietta persone reali in un universo ricreato dalla IA.  

Avete presente cosa sono le allucinazioni di una IA? In pratica, è quando l’Intelligenza Artificiale compie un ragionamento errato e, da lì, le conclusioni diventano assurde e i risultati catastrofici: la IA “delira”.  

“Hotel Reverie” è un episodio davvero originale della serie, che osa e, al contempo, riesce a infondere un tocco rétro alla trama.  

Inoltre, offre una doppia chiave di lettura, soprattutto per gli amanti del cinema: non si stanno forse rovinando i classici con l’eccesso di remake?  

La Trama

Alcuni produttori decidono di utilizzare un sistema innovativo per realizzare il remake di un film classico, ma qualcosa va storto durante le riprese e la trama si modifica, con la conseguenza che l’attrice reale e la IA iniziano a cambiare la realtà fittizia. Il film prende così una piega inaspettata, con risvolti divertenti, stravaganti e anche romantici.  

Black Mirror: Hotel Reverie
Black Mirror: Hotel Reverie

Considerazioni su “Hotel Reverie”

Sì, lo sappiamo, ultimamente scarseggiano le buone idee e, ad esempio, la Disney ha appena realizzato una nuova versione di Biancaneve che si discosta parecchio dall’originale e che, secondo alcuni, si poteva tranquillamente evitare.  

“Hotel Reverie” gioca un po’ con questa idea e introduce, inoltre, il tema delle allucinazioni della IA, ovvero quando la IA sbaglia e continua a ragionare a partire da un errore iniziale e, di conseguenza, commette sempre più errori, poiché sembra non avere modo di confrontare i risultati con qualcosa di “reale”.  

In fondo, “Hotel Reverie” si configura come una metafora sull’universo solitario in cui abita l’IA che, pur elaborando dati e relazioni, manca dell’esperienza della realtà, intrappolata in un buco nero di milioni e milioni di dati fluttuanti e connessioni che superano la velocità della luce.  

“Hotel Reverie” è un episodio piacevole che non ambisce a essere più di un semplice racconto: non scivola nell’incubo e predilige un tono divertente, leggero e simpatico.  

Ricorda alcuni episodi delle stagioni precedenti, ma con una ventata di originalità in più, anche se non si avventura in territori da incubo né si addentra in ulteriori questioni filosofiche come la natura della realtà.  

Avrebbe potuto osare di più, essere meno aneddotico, ma questo episodio ha brio, freschezza e dimostra di sapere che non tutto nella serie deve essere un incubo atroce e continuo.  

Bisogna saper alleggerire l’atmosfera, e “Hotel Reverie” lo fa nel modo giusto.  

Buona visione!

Dove guardare “Hotel Reverie”

Netflix

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