“Under Paris” è un film diretto da Xavier Gens con Bérénice Bejo. Con Nassim Lyes e Iñaki Lartigue.
Abbiamo visto molti film su squali giganti che attaccano le persone e, da quando Spielberg ha avuto l’idea, si è ripetuto per quaranta anni. Questa volta abbiamo una versione francese della stessa idea, molto varia e che non cerca lo spettacolare delle immagini per attirare l’attenzione, ma attrarre tramite una sceneggiatura elaborata di personaggi che, a livello corale, collaborano per affrontare lo squalo gigante.
Più sceneggiatura, meno effetti di quelli che ci si aspetta in questo film molto francese che, inoltre, ha molte idee dietro e molto messaggio.
Trama
Un gigantesco squalo gigante si immerge nelle acque di Parigi per minacciare un evento internazionale di triathlon che il sindaco si rifiuta di sospendere. Un’esperta di oceani, vari attivisti e la polizia locale dovranno affrontare la minaccia.
“Under Paris”: sfruttando l’opportunità della formula e fornendo idee
“Under Paris” è un film che sa che i film di squali, per quanto brutti siano, attirano il pubblico (soprattutto in estate). Il panico collettivo, il mistero del mare… che sia quello che sia, la formula continua a funzionare e questi pericolosi esseri continuano a seminare il panico nel nostro inconsciente collettivo. Cosa c’è di meglio di sfruttare la formula per modernizzarla e coinvolgere le nuove generazioni?
“Under Paris” vuole sfruttare la coscienza sociale e l’equilibrio ambientale con idee di questo tipo: l’enorme squilibrio ecologico causato dalla pesca abusiva, l’uso della plastica… tutte queste idee sono nel film e, come no, la tensione di avere uno squalo in agguato.
In questa occasione, gli sceneggiatori hanno avuto l’idea che lo squalo in questione (animale marino), non ha problemi a nuotare in acque dolci sfruttando le sue nuove qualità.
L’idea della lotta collettiva per un fine comune
“Under Paris” ha sempre presenti l’idea della collettività come elemento di cambiamento, evoluzione, superamento… un’idea molto francese che continua a dare i suoi frutti, questa volta sfruttando l’attrazione di un film di squali. Funziona? A metà, perché il film si ferma a metà tra un film d’azione e una formulazione ecologica che, sebbene sia molto buona nelle intenzioni, sembra un po’ fuori luogo in un film d’azione che ha più dialoghi che scene di impatto.
No, qui non abbiamo Jason Statham con un arpione né immagini brutali che ci colpiscono, nemmeno il senso dell’umorismo delle grandi produzioni hollywoodiane. Quello che abbiamo, però, è una buona elaborazione dei personaggi, buone e lodevoli idee in mezzo a un film da cui alcuni usciranno delusi.
La nostra opinione
È un film che prende molto sul serio il tema della protezione dell’ambiente quando, in fondo, tutti ci aspettavamo un film con più azione e meno messaggio.