«Ogni maledetto Fantacalcio» di Netflix trasforma la mania italiana per il fantacalcio in una caustica commedia sullo sposo scomparso

Una compatta commedia corale di Alessio Maria Federici che ordina il caos della vigilia di nozze attraverso l’interrogatorio di una magistrata e un gruppo chat di lega elevato a materiale probatorio.
15/08/2025 - 12:06 EDT
Ogni maledetto Fantacalcio
Ogni maledetto Fantacalcio

Ogni maledetto Fantacalcio segue un gruppo affiatato di amici la cui rivalità in una lega privata di fantacalcio sfocia in conseguenze concrete. La mattina del matrimonio — che coincide con la giornata decisiva del campionato — Gianni non si presenta e, dettaglio rivelatore, non invia neppure la formazione. Il caso finisce davanti a una giudice dall’ironia asciutta che interroga Simone, sceneggiatore disinvolto e migliore amico dello scomparso, mentre il film si dispiega in flashback. L’interrogatorio funge da cornice narrativa per scandire la cronologia del weekend d’addio al celibato; messaggi, screenshot e foto ritagliate del gruppo chat diventano “prove”, trasformando i rituali del tifo in commedia procedurale.

La regia di Federici privilegia economia e leggibilità più che sovraccarico. Il racconto alterna la staticità severa della sala interrogatori alla consistenza volatile delle sequenze di festa, mantenendo il passo con transizioni nette invece che con montaggio convulso. Gli elementi d’interfaccia — sovrapposizioni di chat, notifiche, immagini rifilate — si integrano come motivi visivi e non come trovate, ancorando la narrazione al lessico digitale del fandom contemporaneo senza sacrificare la chiarezza. La sceneggiatura di Giulio Carrieri, Michele Bertini Malgarini e Roberta Breda mantiene poste in gioco circoscritte e leggibili: lealtà, status nella lega, etichetta competitiva, rifratti da un enigma che avanza e si risolve senza melodramma.

Ogni maledetto Fantacalcio
Ogni maledetto Fantacalcio

Le interpretazioni sono tarate sull’equilibrio d’insieme. Giacomo Ferrara tratteggia Simone con tempi misurati e non affettati, ancorando l’escalation degli equivoci. Silvia D’Amico conferisce ad Andrea — l’ultima arrivata nella lega — una riserva ambigua che compatta le dinamiche di gruppo senza scadere nella caricatura. Gianni, interpretato da Enrico Borello, è ricostruito soprattutto tramite ricordo e diceria: una scelta che mantiene il promesso sposo drammaticamente presente e, al contempo, motiva le rivalità. Antonio Bannò e Francesco Russo delineano profili distinti e leggibili all’interno del collettivo, così che le scene corali restano nitide invece che cacofoniche. Nei panni della magistrata, Caterina Guzzanti impone il diapason tonale: laconica, procedurale, refrattaria all’enfasi; l’umorismo scaturisce dall’inquadratura e dall’accento, non dall’iperbole.

Sul piano formale, il film si legge come un buddy movie a enigma calibrato su cadenza da commedia sportiva. La disposizione in scena resta contenuta, gli schemi di montaggio sono funzionali e l’uso diegetico della messaggistica imprime un ritmo conversazionale che riecheggia il brusio di una giornata di campionato. Quando la narrazione vira verso la spiegazione, lo fa con pragmatica chiarezza: indizi banali sono vagliati con gravità da crime drama, e sviste ordinarie vengono gonfiate quel tanto che basta a mostrare come un “gioco sul gioco” possa formattare amicizie, regole e conflitti. Brevi apparizioni di volti noti al pubblico del calcio italiano — figure dei media e presenze della Serie A — punteggiano la diegesi senza saturarla, ribadendo la frontiera porosa tra cultura dello spettatore e vita quotidiana sulla piattaforma globale di Netflix.

Senza moralismi, Ogni maledetto Fantacalcio articola come competizione, contabilità dei punti e scherzo cameratesco diventino grammatica dell’amicizia — talvolta produttiva, talvolta corrosiva. Resta innanzitutto una commedia: agile, contenuta, restia alla grandiloquenza, con un ultimo movimento che chiarisce la scomparsa e riporta i personaggi alla loro giusta scala. Per chi è abituato allo spettacolo da stadio, è un pezzo da camera sulla micropolitica del fandom, eseguito con mano leggera e un orecchio preciso per come, davvero, si litiga su una formazione.

Uscita (streaming): 27 agosto 2025.

Netflix

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