One Hit Wonder si sviluppa con una precisione sicura, rara nel cinema filippino contemporaneo. Marla Ancheta, in duplice veste di sceneggiatrice e regista, propone un dramma romantico che privilegia l’autenticità emotiva rispetto al sensazionalismo, creando un’atmosfera contemplativa che riflette su ambizione, memoria e la fragile economia del successo creativo.
Il film racconta i percorsi intrecciati di Entoy e Lorina, due musicisti emergenti che si muovono nel vivace ma precario panorama della Original Pilipino Music (OPM) degli anni ’90. L’estetica sonora dell’epoca — caratterizzata da testi sinceri e arrangiamenti sintetizzati — è parte integrante della struttura narrativa. Khalil Ramos interpreta Entoy con una quieta intensità, evitando ogni eccesso melodrammatico; la sua presenza è definita da una chiarezza d’intenti piuttosto che da un desiderio esibito. Di fronte a lui, Sue Ramirez dona a Lorina un’eleganza sfumata: luminosa ma contenuta, con un’intensità emotiva misurata e deliberata.
La sceneggiatura di Ancheta si distingue per la sua economia. I dialoghi, privi di superfluo, affidano a commenti apparentemente casuali e a pause cariche di significato il compito di trasmettere la tensione emotiva. La regia esalta questo approccio minimalista: la macchina da presa indugia sulla consistenza del legno di una chitarra, sulla luce mutevole riflessa in uno specchio di sala prove, sullo scambio sottile di sguardi tra artisti alle prime armi. Il risultato è una forma di espressività contenuta, radicata nel gesto e nel silenzio dello spazio.
La scenografia è al tempo stesso fedele e suggestiva. La ricostruzione degli ambienti dell’OPM — cabine di registrazione anguste, sale avvolte nel fumo, corridoi debolmente illuminati — trasmette autenticità senza scadere nel kitsch. Questa cura artigianale per i dettagli regala allo spettatore un contesto ricco di texture, capace di favorire l’immersione. La colonna sonora, firmata da Seyi River, si integra in modo impeccabile: brani originali e performance diegetiche si intrecciano fungendo da contrappunti emotivi piuttosto che da semplici accompagnamenti.
Le interpretazioni secondarie arricchiscono il film senza indebolirne la coerenza emotiva. Lilet Esteban, Gladys Reyes, Vivoree Esclito, Romnick Sarmenta, Matt Lozano, Victor Medina e Dawit Tabonares offrono sfumature e credibilità ai loro personaggi, con sottotrame e archi narrativi laterali che ampliano i temi centrali senza distogliere l’attenzione dalla vicenda principale.
Visivamente, il film utilizza una tavolozza cromatica selezionata con cura per sottolineare i contrasti tematici. Una luce calda e diffusa avvolge le sequenze nostalgiche, evocando un ricordo filtrato, mentre tonalità più fredde e nette caratterizzano i momenti di frustrazione creativa o di svantaggio professionale. Il gioco di ombre e luci riflette il percorso dei personaggi, in bilico tra oscurità e aspirazione.
Il ritmo narrativo è volutamente misurato, evitando esplosioni di pathos. Si dirige invece verso momenti di epifania interiore, discreti ma duraturi. Le piccole conquiste di Entoy, i passi cauti di Lorina verso il riconoscimento: tappe raccontate come vittorie modeste, significative nella loro sobrietà tanto quanto nella loro sincerità.
Nel complesso, One Hit Wonder è uno studio sulle tragedie silenziose e sui trionfi discreti della vita artistica. Rinuncia a ogni manipolazione emotiva, preferendo esplorare le sfumature della passione e della nostalgia. Così, il film si trasforma da spettacolo in specchio: riflessivo, rigoroso e intimo.
One Hit Wonder è uscito oggi su Netflix.