Il nuovo thriller di Netflix, ’84 m²’, esplora gli incubi della proprietà di una casa

18/07/2025 - 03:50 EDT
84 m² - Netflix
84 m² - Netflix

L’ultima proposta sudcoreana di Netflix, 84 m², è un thriller che trasforma il sogno universale di possedere una casa in un incubo psicologico. Il film è incentrato su Woo-sung, un comune impiegato che raggiunge un traguardo importante nella sua vita acquistando un appartamento tutto suo. La sua gioia iniziale, tuttavia, è di breve durata, poiché il suo santuario viene invaso da rumori misteriosi e non rintracciabili provenienti dai piani vicini. I disturbi notturni erodono rapidamente la sua pace, gettandolo in uno stato di angoscia e mettendo a dura prova i suoi nervi. Il conflitto si aggrava quando i tentativi di Woo-sung di localizzare la fonte del suono vengono accolti dal diniego dei suoi vicini. La situazione prende una piega paranoica quando diventa il principale sospettato, con biglietti anonimi che compaiono sulla sua porta accusandolo di essere il colpevole. Questo ostracismo sociale lo costringe a una disperata ricerca per dimostrare la sua innocenza, un’indagine che lo trascina sempre più a fondo negli inquietanti segreti del condominio e in un omicidio avvenuto nelle vicinanze. La sua odissea è plasmata dalle interazioni con altre due figure centrali: Eun-hwa, la potente rappresentante dei residenti dell’edificio, and Jin-ho, un vicino del piano di sopra sospettoso ma empatico. Il film ribalta il tradizionale cliché della casa infestata; la fonte del terrore non è un’entità soprannaturale, ma una realtà ambigua, banale eppure snervante. L’orrore scaturisce dall’erosione della sanità mentale e della sicurezza all’interno di uno spazio che dovrebbe rappresentare rifugio e realizzazione.

Un ritratto di una generazione al limite

Al centro del conflitto c’è l’interpretazione di Kang Ha-neul di Woo-sung, un personaggio concepito come il ritratto di una generazione. Fa parte della coorte “Young-gle”, un termine che indica i giovani che mettono insieme ogni risorsa disponibile per comprare casa. Per acquistare il suo appartamento, Woo-sung esaurisce i suoi mutui, la liquidazione, i risparmi personali, gli investimenti in borsa e vende persino il terreno di sua madre. Questo sacrificio rende il suo successivo declino psicologico ancora più toccante. Il film segue la sua trasformazione da uomo pieno di speranza a persona sempre più sensibile, fragile e logorata dal rumore incessante e dallo stress crescente. Kang, che ha sentito di “indebolirsi durante le riprese”, ha discusso a lungo con il regista su come ritrarre una persona spinta a un punto di rottura estremo, notando di non aver mai interpretato un personaggio che crollasse a tal punto. Il regista Kim Tae-joon ha scelto Kang appositamente per questo ruolo, credendo che l’immagine intrinsecamente solare e positiva dell’attore avrebbe suscitato simpatia per un personaggio che altrimenti sarebbe potuto diventare insopportabilmente cupo, rendendo così più comprensibile questa rappresentazione del dolore e dei desideri della gioventù.

A controbilanciare la lotta di Woo-sung c’è Yeom Hye-ran nel ruolo di Eun-hwa, la rappresentante dei residenti che opera da un lussuoso attico, stabilendo immediatamente un divario di classe e di potere. Sebbene il suo ruolo ufficiale sia quello di mantenere la pace, la sua vera natura è quella di un’ambigua intermediaria di potere. Ex procuratrice, Eun-hwa è fredda, calcolatrice ed esperta nel navigare ed eludere la legge. Rappresenta le forze istituzionali che governano il complesso, e le sue priorità sembrano essere il mantenimento del valore degli immobili — in particolare con l’installazione di un’importante linea di trasporto pubblico nelle vicinanze — piuttosto che la giustizia per un singolo residente. Yeom Hye-ran la interpreta con un sorriso cinico e un’esteriorità di gentilezza e sostegno che nasconde un’ambizione profonda, incarnando un’élite distaccata che è parte del sistema ma non una vera vicina.

Il terzo vertice di questo triangolo è Jin-ho, il vicino del piano di sopra interpretato da Seo Hyun-woo. Inizialmente presentato come intimidatorio e sospetto, il suo arco narrativo si evolve da potenziale antagonista a empatico alleato. Anche Jin-ho è una vittima del rumore e, provando un senso di pietà e affinità, diventa un partner appassionato nella ricerca di Woo-sung per trovarne la fonte. Per prepararsi al ruolo, Seo Hyun-woo, che per coincidenza stava avendo problemi di rumore quando ha ricevuto il copione, ha subito una trasformazione fisica. Il regista cercava il fisico di un “combattente che ne ha passate tante”, non un corpo convenzionalmente muscoloso. Seo è ingrassato e si è allenato in boxe e judo per realizzare scene d’azione di grande impatto, aggiungendo un livello di autenticità a questo personaggio complesso che colma il divario tra vittima e protettore.

Creare il terrore dalla vita di tutti i giorni

Il regista Kim Tae-joon è specializzato in quelli che possono essere descritti come “thriller basati sulla realtà”, trovando l’orrore nelle ansie della vita quotidiana. Questo film è un successore tematico diretto del suo fortunato debutto, Unlocked, che esplorava la paura dell’hacking degli smartphone. 84 m² nasce dalla grave esperienza personale del regista con i rumori tra i piani mentre lavorava al suo progetto precedente. Questo legame personale ha alimentato il suo desiderio di creare una storia attuale e facilmente riconoscibile per la maggior parte dei sudcoreani che vivono in abitazioni plurifamiliari. Il suo approccio alla realizzazione del film è stato meticoloso. Ha prestato profonda attenzione al sound design, con l’obiettivo di catturare rumori quotidiani realistici senza rendere l’esperienza uditiva insopportabile per il pubblico. L’obiettivo era trovare un equilibrio in cui i disturbi funzionassero come un “suono cinematografico”, un espediente narrativo con un’intensità controllata che costruisce la suspense invece di essere semplicemente fastidioso. Visivamente, Kim ha trattato l’appartamento stesso come un personaggio. Ha affrontato la sfida di rendere cinematograficamente interessante uno spazio uniforme e stretto. Utilizzando l’illuminazione e altri elementi, ha fatto in modo che l’ambiente non fosse statico, ma che riflettesse gli stati emotivi mutevoli dei suoi inquilini. Nell’appartamento di Woo-sung, ad esempio, l’illuminazione viene utilizzata per proiettare ombre a forma di sbarre sui muri, rafforzando visivamente la sensazione che la casa dei suoi sogni sia diventata una prigione.

Il peso di 84 metri quadrati

Il titolo coreano del film, 84 Jegopmiteo, si traduce letteralmente in “84 metri quadrati”. Questa dimensione specifica non è arbitraria; è il “gukmin pyeonghyeong”, ovvero la “dimensione standard nazionale”, per gli appartamenti in Corea del Sud. È la disposizione più comune e popolare, che offre tipicamente tre camere da letto e due bagni, ed è diventata un potente simbolo del raggiungimento del sogno della classe media. Per molti, possedere un appartamento di 84 metri quadrati rappresenta stabilità, successo e una vita familiare adeguata. Il regista ha notato che questo concetto di appartamento “standard nazionale” è un fenomeno culturale unicamente coreano, e lo ha scelto come titolo perché il numero stesso racchiude la peculiare cultura degli appartamenti della nazione e i desideri collettivi in essa radicati. La lotta di Woo-sung non è quindi solo per comprare una proprietà, ma per raggiungere questo simbolo culturalmente significativo. Il film usa questa icona di aspirazione come un cavallo di Troia, presentando un ideale universalmente compreso solo per decostruirlo dall’interno, rivelando che questo simbolo di stabilità è una gabbia fragile e isolante.

Un conflitto nazionale sullo schermo

84 m² attinge direttamente a un problema sociale significativo e attuale in Corea del Sud. La stragrande maggioranza della popolazione del paese risiede in abitazioni plurifamiliari, con gli appartamenti che costituiscono oltre l’80% di queste dimore. Questa vita ad alta densità rende il rumore tra i piani una fonte di conflitto pervasiva e grave. La premessa del film è fondata su una dura realtà; in un recente periodo di 4 anni e mezzo, ci sono state quasi 220.000 denunce civili relative al rumore tra i piani e, in un solo anno, sono state presentate oltre 38.000 denunce alla polizia. Il problema è così grave che in alcuni casi è degenerato in incendi dolosi e omicidi, conferendo una cupa credibilità alla tensione ad alta posta in gioco del film. La questione è abbastanza significativa da aver richiesto un intervento a livello nazionale, comprese normative governative sugli standard di rumore per le nuove costruzioni e regole sullo spessore minimo delle solette, ma il film drammatizza il divario tra le politiche ufficiali e l’esperienza vissuta dai residenti.

Un inquietante riflesso dell’ansia urbana

In definitiva, 84 m² è più di un semplice film di genere. È una narrazione stratificata che utilizza la struttura di un thriller per analizzare le pressioni della vita urbana moderna. Intreccia temi di ansia economica, il tributo psicologico della vita ad alta densità, l’illusione del sogno della classe media e il profondo isolamento che può esistere anche quando si è circondati da vicini. Il percorso di Woo-sung, da speranzoso proprietario di casa a uomo psicologicamente distrutto, è un commento agghiacciante sul prezzo dell’aspirazione. Il finale del film, in cui Woo-sung torna al suo appartamento a Seul, tenendo in mano il suo atto di proprietà mentre suona la canzone “Seoul Eulogy”, offre una risoluzione complessa e inquietante. Suggerisce l’ineluttabile attrazione della città e del sogno che essa rappresenta, anche dopo che quel sogno si è rivelato un incubo. 84 m² è un film potente e attuale che trova il terrore non nel soprannaturale, ma nelle sottili pareti che ci separano e nelle pressioni sociali che minacciano di abbatterle.

Il film ha una durata di 118 minuti ed è stato presentato in anteprima su Netflix il 18 luglio 2025.

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