“¡Hostage” su Netflix: un thriller ispirato a una storia vera

18/04/2025 - 05:28 EDT
¡Hostage - Netflix
¡Hostage - Netflix

Diretto da Bobby Boermans, noto per il suo lavoro in serie poliziesche come The Golden Hour e Mocro Maffia, “¡Hostage” immerge lo spettatore in un’angosciante ricostruzione del drammatico sequestro che paralizzò Leidseplein, ad Amsterdam.

Un thriller ad alta tensione, di quelli che si consumano in poche ore, che concentra tutta la sua forza nel montaggio e nel ritmo: una sceneggiatura solida che analizza tutti i punti di vista della situazione e che si muove con agilità nel genere.

Intrattenente, dinamico e con una buona produzione. Uno di quei film perfetti per una serata di venerdì.

Il caso reale di Amsterdam

Un uomo di 27 anni, identificato come Abdel Rahman Akkad, vestito con abiti mimetici e armato di diverse armi da fuoco, fece irruzione nel frequentato Apple Store di Leidseplein. Akkad, presumibilmente impiegato di una catena di supermercati che utilizzò il suo furgone di lavoro per raggiungere il luogo, aggravò rapidamente la situazione, sparando e affermando di indossare un giubbotto con un presunto ordigno esplosivo.

Mentre molti clienti e dipendenti riuscirono a fuggire o a nascondersi, Akkad prese in ostaggio diverse persone, scegliendo un uomo bulgaro di 44 anni come suo principale prigioniero. Per cinque angoscianti ore, la città rimase con il fiato sospeso mentre la polizia circondava l’edificio. Akkad chiese l’incredibile somma di 200 milioni di euro in criptovalute e un salvacondotto per lasciare la città.

Lo scontro raggiunse il suo culmine quando l’ostaggio bulgaro riuscì a fuggire. Akkad lo inseguì brevemente fuori dal negozio, ma la polizia intervenne con decisione, investendo l’aggressore con un veicolo blindato. Akkad morì il giorno dopo in ospedale a causa delle ferite riportate. Il capo della polizia olandese, Frank Paauw, elogiò successivamente il coraggio dell’uomo bulgaro.

Dentro “¡Hostage”: trama, prospettive e tensione

“¡Hostage” traduce questo dramma del mondo reale in un’esperienza cinematografica di appena un’ora e mezza. La trama segue Ilian (interpretato da Admir Šehović), un bulgaro che si trova ad Amsterdam per lavoro e si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Entra nell’Apple Store proprio mentre l’uomo armato (Soufiane Moussouli) inizia l’assalto, diventando rapidamente il principale ostaggio.

Il film è raccontato attraverso molteplici punti di vista, riuscendo a restituire i diversi angoli da cui viene visto l’assalto: gli eventi sono mostrati non solo dal terrificante punto di vista di Ilian, ma anche attraverso gli occhi dell’aggressore, sempre più disperato, degli altri ostaggi nascosti nel negozio e della polizia, inclusa la negoziatrice Lynn (Loes Haverkort), che lavora freneticamente all’esterno per risolvere la crisi.

Un aspetto che ci è piaciuto è che il film, pur essendo basato su una storia vera, non cerca di assumere un taglio documentaristico: è puro ritmo, azione ed è costruito molto bene a livello cinematografico, ricercando costantemente la tensione degli eventi, ricreando i personaggi e ricercando l’essenza dinamica del thriller di ostaggi più classico.

“¡Hostage” è anche un film classico, che cerca di aderire al genere e, senza inventare nulla, di intrattenere e divertire, offrendo uno spettacolo di ritmo cinematografico e trasformandosi, in definitiva, in un thriller che lascia un buon sapore in bocca, senza però impressionare o lasciare la sensazione di un grande film.

Svolge la sua funzione e lo fa con una buona produzione e un buon lavoro a livello tecnico e di regia.

Certo, senza rischiare né offrirci nulla che non abbiamo già visto prima.

Buona visione.

Dove guardare “¡Hostage”

Netflix

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