Il Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo presenta «Sol LeWitt: Open Structure»

Sol Lewitt, Structure (One, Two, Three, Four, Five as a Square), 1978-80. Collection of Shiga Museum of Art. © 2025 The LeWitt Estate / Artists Rights Society (ARS), New York. Courtesy Paula Cooper Gallery.
Lisbeth Thalberg
Lisbeth Thalberg
Giornalista e artista (fotografo). Redattore della sezione arte di MCM.

Il Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo (MOT) allestirà una grande rassegna dedicata a Sol LeWitt, mettendo in primo piano come i suoi sistemi, le sue istruzioni e il suo pensiero modulare abbiano spostato l’attenzione dell’arte del dopoguerra dall’oggetto all’idea. Incentrata sulla nozione di «open structure», la mostra riunisce wall drawings, strutture tridimensionali, opere su carta e libri d’artista, ed è presentata dal museo come il primo ampio panorama su LeWitt in un museo pubblico in Giappone. A cura di Ai Kusumoto (MOT) e organizzata con la collaborazione dell’Estate of Sol LeWitt, l’esposizione situa la pianificazione, i set di regole e le procedure seriali come motore dell’opera. Nella lettura del museo, l’apporto di LeWitt è meno uno stile e più un protocollo: l’opera nasce da un’idea, da un piano o da un processo, e la sua realizzazione consiste nell’esecuzione di quel quadro. La prospettiva curatoriale chiarisce come questo approccio abbia ridefinito l’autorialità e il “dopo-vita” istituzionale delle opere.

La mostra enfatizza la formulazione di LeWitt di una pratica concettuale in cui la pianificazione precede e governa l’esecuzione. Il racconto curatoriale precisa che la priorità del piano sul prodotto guida la selezione, che include lavori modulari basati su unità cubiche per mostrare come la progressione seriale determini la forma, come nella struttura intitolata One, Two, Three, Four, Five as a Square. Nel complesso, queste opere presentano lo studio di LeWitt come un luogo in cui si progettano procedure eseguibili da altri senza compromettere l’intenzione artistica. Il museo considera questo impianto una chiave per comprendere l’impatto più ampio dell’artista sulla produzione, la circolazione e la reinstallazione delle opere.

Un nucleo della rassegna è dedicato ai disegni murali (wall drawings), uno dei progetti di una vita di LeWitt, eseguiti da squadre di installatori formati sulla base di istruzioni scritte o schemi dell’artista. Dopo l’esposizione, le pareti vengono spesso ridipinte: una scelta operativa che sottolinea la centralità della procedura e la portabilità dell’idea. Il MOT presenta sei esempi per mostrare come un set di regole venga tradotto in linee, archi e campiture entro le condizioni specifiche di ogni sala. In questo formato, l’autorialità è deliberatamente distribuita — tra il concetto originario e le mani che lo realizzano — e la permanenza è ripensata come ripetibilità, più che come resistenza materiale. I disegni murali rendono visibile un sistema in azione, trasformando la galleria in uno spazio dove le istruzioni assumono forma materiale.

Sol LeWitt, Wall Drawing
Sol LeWitt, Wall Drawing #283 The location of a blue circle, a red straight line and a yellow straight line, first installation: 1976. Installation view at Yale University Art Gallery West Campus Collections Center, West Haven, Connecticut, 2017.
© 2025 The LeWitt Estate / Artists Rights Society (ARS), New York. Courtesy Paula Cooper Gallery.

Sebbene molti associno LeWitt a schemi austeri in bianco e nero e a strutture scheletriche, la mostra riconosce anche fasi con forme più complesse e colori saturi. Il museo interpreta questi sviluppi come un’estensione del metodo, non come una rottura: sistemi semplici e istruzioni chiare restano, mentre si amplia la gamma espressiva del lavoro regolato da regole. Ne risulta un corpus che rimane visibilmente ancorato alla logica procedurale, pur esplorando registri visivi diversi — dalle progressioni lineari essenziali a intensi campi cromatici. Attraverso questi passaggi, l’impegno verso istruzioni, serialità e ragionamento modulare resta costante.

La nozione di «open structure» emerge con maggiore evidenza nei pezzi cubici di LeWitt, dove le facce vengono rimosse e restano visibili i bordi di struttura. Rendendo manifesto l’ossatura, queste opere rendono leggibile la propria costruzione: che cosa vale come unità, come procede una sequenza e dove un sistema ammette variazioni. Nella serie comunemente detta Incomplete Open Cube, l’assenza di alcuni spigoli evoca una struttura colta nella trasformazione — meno un oggetto compiuto che una proposta su come la forma possa essere generata, riconfigurata e letta. Il museo legge questo gesto come smontaggio dell’ideale di perfezione e invariabilità, in linea con l’interesse di LeWitt per regole che invitano al cambiamento invece di imporre la staticità. Le sculture funzionano come diagrammi nello spazio, invitando il pubblico a ricostruire le regole che le hanno generate.

Anche quando le istruzioni sono precise, ogni disegno murale registra le contingenze del luogo e l’interpretazione di chi lo esegue. Sala, superficie, scala e mano plasmano l’esito, e questa variabilità è assunta come componente integrale dell’opera, non come difetto. Il museo collega esplicitamente questa posizione alla visione di LeWitt di idee condivisibili: l’arte come insieme di proposte che altri possono portare avanti entro condizioni definite. Questa proposta va oltre la retorica: è inscritta nella vita procedurale delle opere, reinstallabili, adattabili a nuovi ambienti e rinnovate a ogni realizzazione. La variabilità non è un compromesso, ma una caratteristica intrinseca di un’arte che privilegia la circolazione delle idee rispetto alla fissità dell’oggetto unico.

La rassegna dà inoltre rilievo all’attività editoriale di LeWitt e al suo ruolo nella creazione di canali di diffusione per l’arte fondata sull’idea al di fuori dei mercati tradizionali. Per far circolare i concetti con maggiore libertà, l’artista ha prodotto numerosi libri d’artista e ha cofondato a New York Printed Matter con, tra gli altri, la critica Lucy R. Lippard: un’organizzazione dedicata alla distribuzione di pubblicazioni d’artista al di fuori dei canali convenzionali. La presentazione allinea questo lavoro editoriale alla stessa filosofia che governa i disegni murali: un impegno verso procedure trasmissibili, comprensibili ed eseguibili da molti. Libri e istruzioni funzionano qui come veicoli paralleli: entrambi trattano riproducibilità e diffusione come elementi essenziali del significato dell’opera.

Nel più ampio orizzonte delle pratiche contemporanee, il museo colloca LeWitt tra le figure centrali del passaggio che considera le opere come spazi di pensiero più che come oggetti unici di contemplazione. I suoi testi e la sua pratica fungono da riferimento per l’arte basata su istruzioni e primato del concetto, in cui regole, algoritmi e sistemi modulari diventano strumenti generativi più che vincoli. Riconfigurando strutture familiari — griglie, cubi, sequenze —, l’artista apre un intervallo creativo all’interno dell’ordine, proponendo che la struttura possa aprire possibilità anziché chiuderle. La mostra sostiene che questo lascito resta attuale, alimentando i dibattiti su processo, riproducibilità e responsabilità istituzionale.

L’approccio curatoriale invita a leggere la galleria come un ambiente in cui le idee si dispiegano attraverso la procedura, non come un deposito di oggetti discreti. Linee, archi e unità modulari sono presentati come tracce di un’attività concettuale più che come firme di un’espressione individuale. La presentazione incoraggia un’attenzione ravvicinata a come regole semplici generino complessità e a come l’autorialità distribuita — tra artista, installatori e istituzioni — ridefinisca nozioni consolidate di unicità dell’opera. In questa lettura, il contributo di LeWitt è un insieme di principi operativi per fare e condividere arte nello spazio pubblico: istruzioni chiare, strutture aperte e disponibilità a lasciare viaggiare le idee.

Per i visitatori, la mostra si tiene nella Exhibition Gallery 1F del Museum of Contemporary Art Tokyo. L’orario è 10:00–18:00 (biglietteria fino a 30 minuti prima della chiusura); la galleria è chiusa il lunedì e in ulteriori giorni di chiusura comunicati dal museo. Le tariffe sono: adulti 1.600 yen; studenti universitari e visitatori over 65, 1.100 yen; studenti delle scuole superiori e medie, 640 yen; ingresso gratuito per bambini della scuola primaria e minori. Per informazioni: +81-3-5245-4111 (centralino). Aggiornamenti e dettagli di accesso sono disponibili sul sito del museo. La mostra è organizzata dal Museum of Contemporary Art Tokyo, gestito dalla Tokyo Metropolitan Foundation for History and Culture, con la collaborazione dell’Estate of Sol LeWitt; curatrice: Ai Kusumoto.

Periodo espositivo: 25 dicembre 2025 — 2 aprile 2026.

Sol LeWitt working on Wall Drawing
Sol LeWitt working on Wall Drawing #66, at the Guggenheim Museum, New York, 1971. © 2025 The LeWitt Estate / Artists Rights Society (ARS), New York. Courtesy Paula Cooper Gallery.
Condividi questo articolo
Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *