Rays, Ripples, Residue: Il 421 Arts Campus di Abu Dhabi passa in rassegna un decennio di arte negli EAU

Architecture of Loneliness. Curated by Gulf Photo Plus. Installation view. Image courtesy of 421 Arts Campus, Abu Dhabi.
Lisbeth Thalberg
Lisbeth Thalberg
Giornalista e artista (fotografo). Redattore della sezione arte di MCM.

Il 421 Arts Campus ha inaugurato Rays, Ripples, Residue, una mostra poliedrica concepita per mappare criticamente la traiettoria della produzione artistica e delle pratiche espositive negli Emirati Arabi Uniti nel corso degli ultimi dieci anni. Ben lungi dall’essere una tradizionale retrospettiva, la presentazione si configura come un’indagine sulle “impressioni durature, le immagini residue e i residui materiali” che sono arrivati a definire il paesaggio dell’arte contemporanea regionale. Organizzata strutturalmente in tre capitoli dai curatori Munira Al Sayegh, Nadine Khalil e Murtaza Vali, l’esposizione trascende la documentazione cronologica per analizzare i legami organici tra artisti, istituzioni e la più ampia infrastruttura socioculturale.

Leading to the Middle

Il primo capitolo della mostra è curato da Munira Al Sayegh, che utilizza la metafora dell’effetto a catena — o dell’onda che si propaga — per esaminare l’espansione dell’ecosistema artistico degli EAU. L’indagine di Al Sayegh traccia la genealogia dell’influenza all’interno della comunità, evidenziando in particolare l’impatto intergenerazionale di figure chiave come Tarek Al-Ghoussein e Mohamed Ahmed Ibrahim. La curatrice postula che questi professionisti abbiano generato “riverberi duraturi”, stabilendo momenti cruciali che continuano a informare la pratica attuale. Questa sezione include opere di artisti e spazi come Bait 15, Adele Bea Cipste e Lamya Gargash, illustrando le connessioni fondamentali che sostengono la scena.

Ghosts of Arrival

Nel secondo capitolo, la curatrice Nadine Khalil affronta il concetto temporale del “dopo”. Il quadro teorico di Khalil riflette sul periodo successivo alla fase iniziale di “fermento artistico” e assunzione di rischi che ha caratterizzato la produzione culturale negli EAU dai primi anni 2000 fino alla metà degli anni 2010. Entrando nel discorso dopo quest’era formativa, Khalil esamina le strutture più silenziose emerse da allora, suggerendo che la memoria del rischio passato si sia trasmutata in una sostanza materiale che plasma la produzione contemporanea. La selezione presenta collettivi e artisti come Hashel Al Lamki, Sarah Daher e Isaac Sullivan, concentrandosi sull’esperienza stratificata dell’arrivo e della presenza.

SUN™

La prospettiva finale è affidata a Murtaza Vali e riunisce opere d’arte prodotte negli ultimi anni che affrontano il sole come soggetto primario. Vali ricontestualizza il sole non attraverso la sua tradizionale associazione con la vita, ma come un’entità mediata e mercificata, che funziona simultaneamente come immagine, dato, marchio e prodotto. Le opere presentate in questo capitolo criticano le narrazioni di modernità e progresso, situando il fascino estetico del sole di fronte a discorsi urgenti sul consumo e sul cambiamento climatico. Tra gli artisti in mostra figurano Charbel-joseph H. Boutros, Raja’a Khalid e Lantian Xie.

Punti salienti della mostra e contesto istituzionale

Significative opere su commissione ancorano le indagini tematiche dei curatori. Liham Mula Sa Araw (Letters from the Sun) di Sa Tahanan Co. presenta una risposta collaborativa a Modesh, la mascotte del festival “Dubai Summer Surprises”. Attraverso una serie di cartoline create da creativi filippini residenti negli EAU, l’installazione offre un esame sociologico della mercificazione della felicità e del ruolo dei simboli culturali nella formazione dell’identità nazionale. Allo stesso modo, The Bed di Bait 15 presenta un grande materasso bianco circondato da fotografie, creando un ambiente contemplativo che interroga temi quali l’intimità, la domesticità e l’interazione tra spazio privato e pubblico.

La mostra funge da pietra miliare per il decimo anniversario dell’istituzione. Dalla sua fondazione, il 421 Arts Campus ha sostenuto più di 1.500 operatori creativi emergenti e ha commissionato centinaia di nuove opere nei campi delle arti visive, del design e della performance. L’organizzazione ha realizzato circa 2.000 programmi, dalle residenze e borse di studio alle mostre, affermandosi come centro pedagogico e di sviluppo per il settore creativo della regione.

Rays, Ripples, Residue è attualmente visitabile nelle Gallerie 1 e 2 del 421 Arts Campus, ad Abu Dhabi, e rimarrà aperta fino al 26 aprile 2026.

Jill Magi: The Weft in Pencil, 2022. Installation view. Image courtesy of 421 Arts Campus, Abu Dhabi.
Jill Magi: The Weft in Pencil, 2022. Installation view. Image courtesy of 421 Arts Campus, Abu Dhabi.
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