Un nuovo dramma storico del creatore Steven Knight, House of Guinness presenta una narrazione tentacolare incentrata su una delle dinastie più famose e durature d’Europa. La serie, un dramma in otto episodi, è ambientata in un periodo di immensi cambiamenti industriali e sociali, con l’azione che si svolge tra Dublino e New York. La narrazione è innescata dalla morte del patriarca di famiglia, Sir Benjamin Guinness, l’uomo responsabile dello straordinario successo globale del birrificio. Il motore del dramma è l’impatto di vasta portata del suo intricato e astuto testamento sul destino dei suoi quattro figli adulti: Arthur, Edward, Anne e Ben. La serie si posiziona come una complessa saga familiare, esplorando temi di ricchezza, povertà, potere e tragedia, inquadrata come una storia di successione in cui gli eredi hanno il compito non solo di preservare un’immensa eredità, ma anche di espanderla. Questa premessa riecheggia deliberatamente i racconti moderni di eredità aziendali, trasponendo una sensibilità contemporanea per le brutali meccaniche del potere e il tributo psicologico dell’eredità su una tela storica.
Architettura narrativa e tematiche
Il perno narrativo della serie è la lettura del testamento di Benjamin Guinness. Questo evento funge da qualcosa di più di un semplice espediente narrativo; è un atto di manipolazione postuma, una mossa strategica di scacchi dall’oltretomba. Il testamento è costruito per legare deliberatamente gli eredi, in particolare i due figli maggiori, incatenandoli a una responsabilità condivisa che determina le loro traiettorie future. Questo stabilisce il conflitto centrale non semplicemente come una successione aziendale, ma come un complesso gioco psicologico orchestrato da un padre defunto, dove i desideri personali si scontrano con il dovere dinastico. La serie si svolge in due paesaggi geografici e sociali distinti ma interconnessi: Dublino e New York. Questa duplice focalizzazione non è solo per la portata epica, ma funziona come una dialettica tematica. Dublino è la sede del potere della famiglia, il cuore storico del loro impero e il luogo della loro complessa, spesso contraddittoria, relazione con la società irlandese. È una città di forti contrasti, dove il nome Guinness significa sia immensa ricchezza che profonda filantropia civica. New York, al contrario, rappresenta la dura realtà dell’esperienza degli immigrati irlandesi, dove i nuovi arrivati affrontavano ostilità e venivano spesso incolpati per le condizioni insalubri in cui erano costretti a vivere. È un mondo di espansione globale e opportunità, ma anche di squallidi caseggiati e di una lotta brutale per la sopravvivenza, dove malattie e infortuni erano all’ordine del giorno. Questa struttura transatlantica permette alla narrazione di esplorare le due facce dell’esperienza irlandese di quell’epoca: il mondo rarefatto dell’ascendenza anglo-irlandese e la situazione disperata della diaspora. L’accumulo di ricchezza e potere a Dublino è quindi tenuto in costante tensione con la lotta dei loro connazionali nel nuovo mondo, ponendo questioni critiche sul capitale, l’identità nazionale e la responsabilità sociale.

Ensemble e dinamiche dei personaggi
La serie è costruita attorno ai quattro eredi Guinness, ognuno un archetipo che rappresenta un percorso diverso per l’eredità della famiglia. Anthony Boyle interpreta Arthur, il figlio maggiore, oppresso dalle aspettative e incaricato di bilanciare l’acume per gli affari con la lealtà familiare. Storicamente una figura politica, Arthur fu eletto deputato conservatore per Dublino nel 1868, ma l’elezione fu dichiarata nulla a causa della cattiva condotta del suo agente, costringendolo alle dimissioni. Si scontra con suo fratello Edward, interpretato da Louis Partridge. Edward è raffigurato come il fratello più spericolato, assertivo e ambizioso, una mina vagante nel piano di successione la cui “sete di vita” rappresenta una spinta moderna ed espansionistica. Storicamente, fu Edward a ottenere infine il controllo esclusivo del birrificio acquistando la quota del fratello, diventando l’uomo più ricco d’Irlanda al momento del suo ritiro a 40 anni. La dinamica tra questi due fratelli, deliberatamente legati dal testamento del padre, è il cuore della serie.
Emily Fairn interpreta Anne, l’unica figlia, la cui narrazione esplora il ruolo limitato ma potente delle donne in una dinastia patriarcale. Incapace di ereditare direttamente l’azienda, la sua influenza deve essere esercitata attraverso il matrimonio, le connessioni sociali e la filantropia, riflettendo i canali indiretti di potere a disposizione delle donne della sua classe. In realtà, Anne divenne nota per la sua vasta opera di beneficenza, contribuendo a fondare la casa di cura di San Patrizio e istituzioni educative come la Scuola per le Figlie del Clero Irlandese. Il fratello minore, Benjamin, interpretato da Fionn O’Shea, rappresenta la ricerca di un’identità al di là dell’eredità. Il suo arco narrativo esplora la sfida di ritagliarsi uno spazio personale all’ombra di un nome di famiglia monumentale. Il cast di supporto popola questo mondo con figure che sfidano e riflettono la dinastia Guinness. James Norton interpreta Sean Rafferty, un outsider la cui relazione con la famiglia Guinness, dell’élite protestante, è progettata per esporre le profonde tensioni di classe e religiose dell’epoca. Jack Gleeson appare come Byron Hedges, una figura del mondo aristocratico in cui si muovono i Guinness. Ellen Cochrane, interpretata da Niamh McCormack, è un personaggio della classe operaia, che ancora il dramma aristocratico alla realtà dei dublinesi i cui mezzi di sussistenza dipendono dal birrificio. Dervla Kirwan interpreta la zia Agnes Guinness, un’anziana della famiglia che funge da custode della tradizione e dei segreti. Il cast più ampio include talenti affermati come David Wilmot, Michael McElhatton, Danielle Galligan e Hilda Fay, ognuno dei quali rappresenta diverse sfaccettature del mondo stratificato della serie.
Autorialità creativa e visione registica
Come unico sceneggiatore e creatore, l’impronta autoriale di Steven Knight è impressa sulla serie. Il suo corpus di opere, tra cui Peaky Blinders e SAS: Rogue Heroes, dimostra una predilezione per la crudezza storica, gli antieroi moralmente ambigui e le complesse dinamiche di potere all’interno di imprese familiari a predominanza maschile. Knight è attratto da storie di individui intelligenti nati in circostanze che non richiedono la loro intelligenza, costringendoli a trovare percorsi non convenzionali verso il potere. La preferenza di Knight di scrivere ogni episodio da solo assicura una visione singolare e coerente, distinta dal modello collaborativo della “writers’ room” comune nella televisione contemporanea. Questo controllo autoriale è completato da un approccio strategico a due registi che modella l’arco narrativo degli otto episodi della serie in due movimenti distinti.
Tom Shankland, un regista noto per la costruzione di tensione atmosferica in drammi come The Missing e Ripper Street, dirige i primi cinque episodi. La sua consolidata abilità nel navigare narrazioni dense di trama e di genere viene impiegata per stabilire meticolosamente il mondo, le regole del gioco della successione e le pressioni esterne che gli eredi devono affrontare. Lo stile di Shankland si concentra spesso sulla ricerca della ricchezza emotiva all’interno di rigide regole di genere, creando empatia per i personaggi in paesaggi disfunzionali. Questo primo blocco funge da atto di apertura, preparando la scacchiera e muovendo i pezzi. Gli ultimi tre episodi sono diretti da Mounia Akl, una regista libanese il cui lavoro si distingue per una sensibilità più poetica e incentrata sui personaggi, che spesso esplora la risposta umana alla crisi. Il cinema di Akl esamina spesso come le crisi sociali esterne creino pressioni interne che possono soffocare una famiglia dall’interno. Questa transizione registica segnala una deliberata svolta narrativa, spostando l’indagine drammatica dalle macchinazioni strategiche della lotta per il potere al suo costo psicologico ed emotivo. La struttura suggerisce un climax incentrato meno su chi vince l’impero e più su ciò che viene irrimediabilmente perso nel processo, promettendo una risoluzione guidata dai personaggi ed emotivamente complessa.

Mise-en-scène e ricostruzione d’epoca
Il mondo visivo di House of Guinness è una componente critica della sua narrazione, progettato per esteriorizzare i conflitti sociali centrali della serie. Lo scenografo Richard Bullock, un frequente collaboratore di Knight in progetti come Peaky Blinders e SAS: Rogue Heroes, contrappone gli interni opulenti della dinastia Guinness con le dure realtà del mondo al di fuori delle loro porte. L’estetica di “sontuose tappezzerie, colletti rigidi e lampadari” funge da manifestazione visiva dell’immensa ricchezza della famiglia e del loro isolamento dalla città che dominano e sostengono. Il design dei costumi, supervisionato da un team esperto che include la costumista associata Nadine Clifford-Davern, riflette l’estetica affilata ed elegante vista in altre produzioni di Knight. L’abbigliamento funziona come una forma di armatura, rafforzando lo status sociale e separando visivamente la famiglia dalla popolazione. La fotografia di Joe Saade, guidata da registi noti per i loro approcci atmosferici e stilizzati, utilizza luci e ombre per creare atmosfera e sottolineare le dicotomie tematiche di ricchezza e povertà, potere e impotenza. La produzione, girata principalmente nel nord dell’Inghilterra con location a Liverpool e Manchester che sostituiscono la Dublino e la New York d’epoca, trasforma l’ambientazione e il design da mero abbellimento storico a uno strumento narrativo attivo, rafforzando costantemente l’abisso sociale che guida il dramma.
Verosimiglianza storica e contesto sociale
La serie è ancorata alla realtà storica della famiglia Guinness e al paesaggio socio-economico del loro tempo. Il punto di partenza narrativo — la morte di Sir Benjamin Lee Guinness — è storicamente fondato. Benjamin era il nipote del fondatore del birrificio e l’architetto della sua trasformazione in una potenza globale. Noto filantropo, fu anche Lord Sindaco di Dublino e membro del Parlamento. La serie utilizza le traiettorie reali dei suoi quattro figli come base per la sua interpretazione drammatica. La Dublino in cui vivono è una città di profonde contraddizioni. Nel 1911, aveva le peggiori condizioni abitative di qualsiasi città del Regno Unito, con grandi case georgiane in strade un tempo alla moda che si erano trasformate in bassifondi. Quasi 26.000 famiglie vivevano in caseggiati del centro città, e 20.000 di queste erano stipate in stanze singole, portando a un tasso di mortalità significativamente più alto di quello di Londra. Parallelamente, la New York dell’epoca era un crogiolo per gli immigrati irlandesi, un luogo di opportunità offuscato da intense difficoltà, discriminazione e sfruttamento.
In questo contesto, il birrificio Guinness era un’anomalia notevole. Era un simbolo di immenso potere capitalista in una città impoverita, ma era anche un datore di lavoro eccezionalmente progressista. Gli stipendi della Guinness erano costantemente dal 10 al 20 percento superiori alla media di Dublino, e l’azienda forniva benefici senza precedenti per l’epoca, tra cui pensioni, assistenza sanitaria gratuita per i dipendenti e le loro famiglie, ferie pagate e pasti sovvenzionati. Questa contraddizione centrale è il terreno tematico più fertile della serie. La famiglia Guinness era contemporaneamente agente di una struttura di potere dell’era coloniale e filantropi benevoli che hanno profondamente plasmato Dublino in meglio. I loro contributi includevano il restauro della Cattedrale di San Patrizio per 150.000 sterline, la trasformazione di St. Stephen’s Green in un parco pubblico e l’istituzione dell’Iveagh Trust, che sostituì alcuni dei peggiori bassifondi d’Europa con moderne case popolari. La narrazione è strutturata per drammatizzare proprio questo conflitto, esplorando lo spazio moralmente ambiguo in cui l’immenso successo aziendale coesiste con una genuina coscienza sociale. Il dramma non nasce da una semplice dicotomia tra bene e male, ma dalla complessa questione se tale benevolenza possa mai essere completamente districata dai sistemi di potere che la rendono possibile.
La serie di otto episodi House of Guinness è stata presentata in anteprima mondiale su Netflix il 25 settembre 2025.