La prima di Las muertas segna un evento significativo nella televisione contemporanea, rappresentando la confluenza di un’opera canonica della letteratura latinoamericana, la visione cinematografica di uno dei più importanti registi messicani e un capitolo famigerato della storia criminale della nazione. La miniserie in sei episodi è il primo progetto televisivo del regista Luis Estrada, un cineasta la cui carriera è stata definita da acclamati lungometraggi che impiegano una satira tagliente per analizzare la vita politica e sociale messicana. Questa produzione è un adattamento dell’omonimo romanzo del 1977 di Jorge Ibargüengoitia, una figura imponente delle lettere messicane del XX secolo. La narrazione stessa è un’esplorazione romanzata del caso reale delle sorelle González Valenzuela, divenute famigerate negli anni ’60 come le serial killer note come “Las Poquianchis”. La combinazione deliberata di questi tre pilastri — un autore venerato, una prestigiosa fonte letteraria e una scioccante storia vera — posiziona la serie non come un convenzionale crime drama, ma come un prodotto televisivo di prestigio progettato per un serio coinvolgimento culturale. Segnala l’intento di sfruttare la reputazione artistica e storica consolidata per stabilire le credenziali intellettuali dello show per un pubblico globale esigente.
Origini letterarie e trauma storico
Il fondamento della serie è duplice, basandosi sia sul celebre romanzo di Jorge Ibargüengoitia sia sulla cupa realtà storica che lo ha ispirato. Il romanzo Las muertas del 1977 è considerato una pietra miliare della letteratura messicana moderna, un’opera che ha preso i sordidi fatti di una storia di cronaca nera e li ha trasmutati in un profondo pezzo di commento sociale. Il libro è un resoconto romanzato delle sorelle González Valenzuela — ribattezzate sorelle Baladro nel romanzo e nella serie — che gestivano una rete di bordelli nello stato di Guanajuato durante gli anni ’60 e furono infine condannate per numerosi crimini, tra cui gli omicidi delle loro dipendenti e dei loro figli neonati. Il genio letterario di Ibargüengoitia risiedeva nel suo approccio a questo materiale. Piuttosto che una semplice drammatizzazione, il suo romanzo è caratterizzato da una miscela distintiva di umorismo nero, satira pungente e una critica inflessibile del tessuto sociale del Messico post-rivoluzionario, esponendo l’inettitudine istituzionale e la corruzione sistemica che hanno permesso che tali atrocità si verificassero. La struttura narrativa del romanzo è non convenzionale, evitando una trama lineare a favore di una ricostruzione frammentata e multi-prospettica degli eventi che assomiglia a un reportage giornalistico o a una raccolta di testimonianze giudiziarie disparate. Questa scelta stilistica è centrale per la sua potenza tematica, creando una distanza oggettiva, quasi clinica, che paradossalmente amplifica l’orrore e l’assurdità degli eventi. La serie adotta questo tono satirico e quasi giornalistico, una decisione che funziona come più di un semplice omaggio stilistico. Serve come un sofisticato meccanismo narrativo per affrontare un trauma nazionale troppo grottesco per una rappresentazione diretta e realista. L’uso della satira fornisce una distanza critica, permettendo alla storia di andare oltre i dettagli sensazionalistici dei crimini stessi per condurre un esame più incisivo delle condizioni culturali e politiche — la misoginia pervasiva, la doppiezza morale e il decadimento istituzionale — che hanno creato l’ambiente in cui un tale male ha potuto prosperare.
La visione dell’autore e l’architettura narrativa
La forza creativa dietro Las muertas è inequivocabilmente Luis Estrada, che funge da creatore, showrunner, co-sceneggiatore e regista di tutti e sei gli episodi, garantendogli un grado di controllo autoriale completo raro nella produzione televisiva. Il suo legame con il materiale non è recente; Estrada ha descritto il suo desiderio di adattare il romanzo di Ibargüengoitia come un'”ossessione” durata 30 anni, iniziata quando lesse il libro per la prima volta all’età di 15 anni. Per decenni, il progetto è stato concepito come un lungometraggio, ma la sua realizzazione è stata alla fine subordinata a un cambiamento nel panorama mediatico. Estrada ha scoperto che la struttura episodica e di lunga durata di una miniserie, offerta da una piattaforma di streaming globale, era il “formato ideale” per l’ampio ventaglio di personaggi, luoghi e linee temporali intrecciate del romanzo — una complessità narrativa che non avrebbe mai potuto essere adeguatamente contenuta nella durata di un film convenzionale. Questo rende la serie un ottimo esempio di come il modello di streaming stia alterando fondamentalmente le possibilità dell’adattamento letterario, fornendo la libertà creativa e finanziaria per tradurre romanzi complessi con una fedeltà prima irraggiungibile. La sceneggiatura, co-scritta con il suo frequente collaboratore Jaime Sampietro e con i contributi di Rodrigo Santos, è stata sviluppata con un profondo rispetto per la struttura unica del materiale originale. L’approccio registico di Estrada è stato quello di girare l’intera serie come un’unica produzione coesa, simile a un film esteso, con ogni episodio meticolosamente realizzato come se fosse un cortometraggio, suggerendo persino che ogni capitolo funzioni come un “film indipendente con un proprio genere”. Una decisione creativa chiave è stata quella di preservare la narrazione quasi giornalistica e multi-vocale del romanzo, intrecciando testimonianze e dichiarazioni ufficiali come dispositivo cinematografico fondamentale per ricostruire la storia. Tuttavia, l’adattamento non è privo di un significativo intervento autoriale. Il sesto e ultimo episodio presenta una sceneggiatura completamente nuova scritta da Estrada e Sampietro, una scelta deliberata per affrontare quello che percepivano come il finale “brusco” del romanzo e per fornire una risoluzione più conclusiva dal punto di vista cinematografico e tematico.
Un cast di prestigio messicano
La serie presenta un ensemble di attori che rappresentano un alto calibro di talento sia nel cinema messicano che in quello internazionale. La narrazione è ancorata alle interpretazioni di Arcelia Ramírez nel ruolo della sorella maggiore, Arcángela Baladro, e di Paulina Gaitán nel ruolo della sorella minore, Serafina Baladro. Entrambe le attrici conferiscono un notevole peso drammatico ai loro ruoli. Sono supportate da un cast di spicco di artisti affermati, tra cui Joaquín Cosío nel ruolo del Capitano Bedoya, l’ufficiale che indaga sul caso, e Alfonso Herrera nel ruolo di Simón Corona, una figura chiave nell’impresa delle sorelle. L’ensemble più ampio è popolato da attori rispettati come Mauricio Isaac, Leticia Huijara, Enrique Arreola e Fernando Bonilla, creando un ricco arazzo di personaggi. La strategia di casting riunisce interpreti con un significativo riconoscimento globale grazie al loro lavoro in produzioni internazionali di alto profilo come Narcos, Ozark e Sense8, insieme ad attori celebrati per i loro contributi a film messicani acclamati, tra cui La legge di Erode dello stesso Estrada. Questo assemblaggio di talenti sottolinea l’ambizione della produzione e il suo posizionamento come opera drammatica di prima qualità.
L’artigianato di un mondo costruito a mano
La produzione di Las muertas è stata un’impresa immensa e meticolosa, contraddistinta dalla sua scala e da un profondo impegno per un’artigianalità pratica e tangibile. Le riprese sono durate 21 settimane e hanno coinvolto un cast principale di 150 attori supportati da oltre 5.000 comparse, riflettendo l’ambizione di creare un mondo popolato e autentico. L’aspetto più notevole della produzione è la sua dedizione alla costruzione fisica del mondo. Sono stati costruiti un totale di 220 set distinti per ricreare i vari ambienti del Messico degli anni ’60, con la produzione che ha deliberatamente evitato miglioramenti digitali ed effetti visivi. Estrada ha notato che ogni fotogramma della serie è stato “realizzato a mano”, una filosofia che si estende dal design della produzione ai costumi e agli oggetti di scena. Questo impegno per gli effetti pratici e i set fisici non è semplicemente una scelta estetica, ma tematica. Costruendo fisicamente il mondo delle sorelle Baladro, la produzione ancora la sua narrazione di corruzione e violenza in una realtà tattile e innegabile. Questa autenticità materiale rafforza lo stile quasi documentaristico della serie, sottolineando l’affermazione che questi eventi orribili si sono svolti in un tempo e in un luogo reali, non in una ricostruzione digitale stilizzata. Le ampie riprese in location hanno ulteriormente migliorato questa autenticità, con le riprese che si sono svolte negli stati messicani di San Luis Potosí, Guanajuato e Veracruz, oltre che sui teatri di posa degli storici Churubusco Studios di Città del Messico. Il team creativo chiave responsabile di questo linguaggio visivo include il direttore della fotografia Alberto Anaya Adalid “Mándaro”, lo scenografo Salvador Parra e la montatrice Mariana Rodríguez. La serie è prodotta da Estrada e Sandra Solares attraverso le loro società di produzione Mezcala Films, Bandidos Films e Jaibol Films.
Una dissezione della malizia sistemica
Mentre il motore narrativo di Las muertas è una storia di cronaca nera, le sue preoccupazioni tematiche sono quelle di una complessa critica sociale. La trama centrale segue le sorelle Arcángela e Serafina Baladro mentre costruiscono metodicamente un impero di bordelli redditizio e brutale, un’impresa criminale che alla fine si sgretola e le espone come due delle più famigerate serial killer del Messico. Tuttavia, la serie sostiene che le loro azioni non sono state un’anomalia isolata, ma piuttosto un sintomo di una malattia sociale più ampia. La narrazione è una profonda esplorazione del fallimento sistemico, esaminando come il potere incontrollato, la corruzione istituzionale, la misoginia pervasiva e una profonda doppiezza morale abbiano creato le condizioni che hanno permesso alle sorelle di gestire la loro rete di sfruttamento e omicidio impunemente per anni. Un tema centrale, ereditato direttamente dal romanzo di Ibargüengoitia, è il concetto di “malizia”, uno studio sulla banalità del male che esplora come le persone comuni, comprese le vittime del sistema, possano diventare esse stesse carnefici quando ne hanno l’opportunità. In questo modo, l’impresa criminale delle sorelle Baladro funziona come un potente microcosmo di uno stato corrotto. Le dinamiche di potere, i compromessi morali, lo sfruttamento e la violenza sistemica che definiscono il mondo interno dei bordelli servono come metafora diretta dei mali sociali più grandi che Estrada ha criticato lungo tutta la sua filmografia. La serie utilizza questo ambiente contenuto e brutale per mettere in scena un’allegoria più ampia sul decadimento morale nazionale, dove il regno del terrore delle sorelle è un riflesso della bancarotta morale dello stato stesso. La serie continua così il progetto di una vita di Estrada di utilizzare la satira e l’umorismo nero per analizzare le strutture politiche e sociali messicane, offrendo una prospettiva unicamente messicana su temi universali di genere, potere e violenza.
Ricostruire una leggenda per un pubblico globale
Las muertas si presenta come un’opera complessa e stratificata che funziona contemporaneamente come un fedele adattamento letterario, una gelida ricostruzione storica e una potente dichiarazione d’autore. Rappresenta un’aggiunta significativa al crescente catalogo di ambiziosi drammi internazionali, distinguendosi per il suo pedigree letterario, il suo soggetto inflessibile e la visione singolare del suo regista. Sintetizzando la grinta narrativa del genere true-crime con un approccio sofisticato, satirico e profondamente critico, la serie mira a essere sia un thriller narrativamente acuto sia un pezzo di commento sociale risonante. Portando una delle leggende più oscure del Messico su una piattaforma globale attraverso la lente di uno dei suoi registi più critici e intransigenti, la serie si impegna in un complesso atto di traduzione culturale, esame storico e sintesi artistica.
La miniserie di sei episodi Las muertas è stata presentata in anteprima mondiale sulla piattaforma di streaming Netflix il 10 settembre 2025.