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La Galleria Bell dell’Università Brown presenta la mostra di Franklin Williams

Franklin Williams
Twins (Part 1 & 2), 1976. Acrylic on canvas. Images courtesy of Parker Gallery, Los Angeles.
Pink Tea, 1972. Acrylic and twine on canvas.
Pink Tea, 1972. Acrylic and twine on canvas.

Providence, RI, 27 agosto 2024 | La David Winton Bell Gallery (The Bell) della Brown University è entusiasta di annunciare la prossima mostra, Franklin Williams: It’s About Love, che sarà esposta dal 19 settembre all’8 dicembre 2024. Questa mostra rappresenta la prima grande retrospettiva sulla East Coast dell’artista ottuagenario Franklin Williams (nato nel 1940). It’s About Love offre un’immersione profonda nel ricco e intricato corpo di lavoro multimediale di Williams, meticolosamente realizzato nel corso di una prolifica carriera di sessant’anni. La mostra presenterà 40 pezzi dinamici, tra cui sculture, tele multimediali complesse e opere su carta, tutte caratterizzate da colori vibranti, texture e forme organiche. Il lavoro di Williams, spesso visto come un precursore del Pattern and Decoration Movement degli anni ’70 e di altre scuole della West Coast come la California Funk e la Nut Art, sfida la semplice categorizzazione. Integrando la pittura e il disegno con il cucito, l’uncinetto e altre arti della fibra che ha imparato da bambino nello Utah rurale, lo stile artistico unico di Williams sposa motivi carichi di simbolismo con forme che sfumano il confine tra figurazione e astrazione. Le sue opere bilanciano i temi dell’amore familiare e romantico, della morte, del dolore e della lussuria con una squisita miscela di umorismo e tenerezza.

La retrospettiva è incentrata sull’esplorazione dei sei decenni di pratica quotidiana e meditativa di Williams in studio. Dal 1970, Williams risiede e lavora nella sua casa di Petaluma, in California, insieme alla moglie Carol Williams, sua collaboratrice e manager dello studio. Il suo studio, un’estensione della sua casa, è adornato con cimeli ancestrali che ispirano il suo lavoro. Le sue creazioni coesistono con trapunte fatte a mano, mobili e opere d’arte di sua madre, di suo padre e dello zio paterno. Cresciuto in una casa ricca di arte e poesia, l’educazione di Williams ha plasmato profondamente la sua nascita come artista visivo e ha guidato il suo approccio autobiografico al fare arte nel corso della sua carriera. I suoi genitori, riconoscendo il suo talento artistico nonostante le sue lotte accademiche con il deficit di visione a colori (CVD) e la dislessia non diagnosticati, gli hanno messo a disposizione uno studio e hanno incoraggiato il suo sviluppo. Williams, un artista autodidatta che ha imparato a leggere a metà dei suoi 30 anni mentre insegnava a tempo pieno al San Francisco Art Institute e al California College of the Arts, mantiene un equilibrio tra un’etica autodidatta diffidente nei confronti del mondo dell’arte internazionale e una generosa carriera di insegnante amata dai suoi studenti della Bay Area. “Continuo a lavorare il più profondamente possibile verso l’interno, dove, ora, sento il mio cuore e il fischio del mio corpo, e a volte non ho bisogno di nient’altro che di ciò che sono”, riflette Franklin Williams.

Three Blue Fingers, 1969. Acrylic, yarn and crochet thread on canvas stuffed with cotton batting, plastic, and wood.
Three Blue Fingers, 1969. Acrylic, yarn and crochet thread on canvas stuffed with cotton batting, plastic, and wood.

L’arte di Williams, pur variando in dimensioni, scala e tavolozza nel corso degli anni, mostra costantemente un uso vibrante, persino eccentrico, del colore, influenzato dal suo deficit di visione cromatica (CVD), che si traduce in percezioni cromatiche uniche, al di fuori delle gamme normative. Le sue tele sono intrise di emozioni intense, che riflettono le gioie della paternità e l’amore profondo per sua moglie. Carol, la sua musa, ispira gran parte della sua figurazione e molte delle forme femminili dei suoi dipinti, come Twins (Part 1 & 2) (1976) e Standing Figure (anni ’90 circa). Queste opere, cariche di erotismo, intrecciano l’amore e la sessualità, trasformando le forme umane e gli organi corporei in ritratti dell’intimità e del matrimonio, così come in momenti di lutto. Diversi pezzi in mostra commemorano periodi di intenso dolore, tra cui la perdita di una figlia neonata in Baby Girl #2 (1970) e Baby Girl #4 (1971), la scomparsa del padre di Williams in Last Gate (1982) e l’imminente morte di sua madre in Cutting Apron Strings (1982).

La mostra presenta anche ritratti di famiglia gioiosi, come Tè rosa (1972), e celebrazioni dei viaggi internazionali che hanno scandito la loro vita a Petaluma, evidenziati in Secret Sweet Slovakia (2020) e Portrait 5 (2015). L’impegno giocoso di Williams con i materiali, i soggetti e i colori è rimasto una costante dalle sue prime sculture morbide ai suoi ultimi dipinti e disegni, tra cui Fez Feeds Lovable Beauty (2020) e Sensuous Submission (2021). Williams considera il fare arte come un dono profondo, un processo quasi mistico che incanala ciò che descrive come “bellezza, mistero e mito” in forma visiva, catturando i picchi emotivi e le valli di una vita intrisa d’amore.

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